di Aly Baba Faye
Sociologo – Esperto di migrazioni
Oggi in Italia l’immigrazione si sta rivelando sempre più come spia di una sorta di schizofrenia che connota la psicologia collettiva della società italiana. Da una parte il bel paese non può più fare a meno dell’immigrazione, dall’altra stenta ad accettare il fenomeno accettandolo fino in fondo. Si fomentano le paure con campagne allarmistiche nei confronti delle popolazioni immigrate. Persino il premier Silvio Berlusconi, dopo un Consiglio dei Ministri tenuto in Calabria sulla legalità a seguito dei fatti di Rosarno e della “deportazione dei neri”, non ha avuto scrupoli nell’affermare che “meno immigrati vuol dire meno criminali”. Un’affermazione grave e meschina che ricorda periodi cupi della storia dell’umanità e che crea violente tensioni nella convivenza civile. Al contempo, però, si affidano le cose di casa e la cura dei propri cari a persone immigrate. Sta tutta qui la narrazione dell’immigrazione nella società italiana. Ed è da qui che bisogna partire per comprendere l’idea di una “stretta sociale degli immigrati”.