You are here

Cinema e Filosofia

"Salvo", una canzone e una pistola tra la polvere e l'ombra

Nel piccolo film premiato a Cannes si può ritrovare la riflessione di Derrida su vista, pianto e accecamento

di Riccardo Tavani

Salvo” è un film di poche parole, parecchia ombra, polvere, ferraglia, ruggine. È stato meritatamente insignito a Cannes 2013 con il Gran Premio e una Menzione Speciale. Scenario la Sicilia e la lotta spietata tra cosche locali. Salvo, il protagonista del titolo, è il micidiale, efficientissimo killer di uno dei boss dominanti. È difficile si faccia uscire qualche parola dalla bocca, sembra un muto. Non ha bisogno di pensiero, linguaggio, ma solo di una pistola, perfettamente funzionante e oliata. Lui è quella pistola. Rita, invece, la sorella di un capo-clan avverso, è realmente cieca. Conta le banconote che il fratello scarica quotidianamente in casa e ascolta sempre la struggente “Arriverà” dei Modà con Emma, canzone che da sola costituisce anche l'intera colonna sonora del film.

L'Amore Carne, l'amicizia vivente e il dispositivo elettronico

Nel nuovo film di Pippo Delbono: Agamben, Ferraris, McLuhan e l'oltre genere cinematografico

di Riccardo Tavani

Se c'è un protagonista di questo film “oltre genere”, è l'amicizia, ancora prima dell'Amore Carne del titolo. “Oltre genere” perché non abbiamo alcun modo di incasellare in qualche genere cinematografico costituito questa opera per voce poetante e telefonino errante del geniale teatrante e trasmigrante d'arte Pippo Delbono.

"La grande bellezza": memoria sedimentata e diafano velo dell'apparenza

Nel film di Sorrentino lo zigzagare tra eternità e trivialità romane di un disincantato flaneur proustiano

di Riccardo Tavani

Nel suo saggio sulle Affinità Elettive di Goethe, Walter Benjamin scrive che la bellezza è inseparabile dall’apparenza. Il termine apparenza va qui inteso nel suo senso etimologico e filosofico più profondamente originario, ossia del rendersi manifesto, del presentarsi di qualcosa allo sguardo. L’apparenza è allora una sorta di velo che si offre come mezzo diafano sul quale la bellezza si proietta, rendendosi così visibile, ma che allo stesso tempo la cela, per custodirne il segreto inespresso e mai del tutto esprimibile. In questo senso niente come la pellicola e lo schermo cinematografico si offrono in tutta la storia dell’Occidente come quel velo primordiale che manifesta e cela al tempo stesso la bellezza nella sua vibrazione più intensa e struggente. Ciò vale anche per il film di Paolo Sorrentino, ma certamente non solo perché il tema della Grande bellezza è già inciso nel titolo.

Pagine

Subscribe to RSS - Cinema e Filosofia