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Se l'intrattenimento non li trattiene più

Se l'intrattenimento non li trattiene più

di Marco Ferri

Avevamo intuito che il Teatro Valle occupato sarebbe potuto diventare una piccola fucina incandescente di idee. In effetti, le assemblee e i dibattiti sembrerebbero contribuire alla una sorta di consapevolezza, una specie di senso di appartenenza alla classe dei lavoratori cognitivi. E come tali di essere al centro di un attacco sociale strategico per la sopravvivenza della casta dei capitalisti finanziari europei, che, per difendere i loro interessi, hanno scatenato una guerra civile senza esclusione di colpi contro la cultura, l'istruzione e la scuola pubblica, l'università e la ricerca, il cinema e il teatro d'autore costringendo milioni di persone, nel miglior periodo della loro stessa vita alla schiavitu' del precariato.

L'obiettivo e' pagare le idee creative il meno possibile, spingere i talenti verso forme di intrattenimento, utili a generare profitti per i grandi media. L'intrattenimento e' il nuovo oppio dei popoli. E' stato giustamente definito la più potente arma di distrazione di massa: dopo la catastrofe finanziaria globale del 2008 e la immediata ripercussione sull'economie locali, la crisi economica pesta le classi sociali più deboli, e premia e arricchisce e fa sempre piu' proterve le classi dominanti e i sodali dei poteri forti.

Lo stato sociale e' ridotto un colabrodo dalle pervicaci politiche neoliberiste, la sinistra, geneticamente modificata nel centrosinistra si e' indebolita, nello spirito e nel corpo elettorale, dunque non assolve piu' la funzione di redistribuzione controllata della ricchezza prodotta.

E' vero, come sostiene qualcuno che in Europa e in Nord Africa sta prendendo forma la coscienza collettiva di dover essere autonomi dalle istituzioni e dai partiti. E' vero che le grandi proteste di massa che hanno attraversato il Vecchio Continente sono i prolegomeni di una insurrezione di massa contro le misure economiche inadeguate alla difesa dei redditi più bassi, mentre appare come una intollerabile provocazione di classe il fatto che sia cominciata la ripresa economica, mentre i salari continuano a scendere e la disoccupazione a salire.

Riuscirà l'intrattenimento a distrarre le milioni di persone e a tenerle buone e docili comparse del mercato o invece, in barba al televoto, una spinta dal basso, autonoma e organizzata manderà all'aria lo stato delle cose economiche esistenti, per dare vita a un nuovo ordine, a una nuova società europea, a nuovi principi economici e finalità produttive? Si riuscirà a combinare correttamente la produzione autonoma di energie rinnovabili con la produzione di nuove e promettenti idee di socialità e produzione di ricchezza?

Riusciranno la cultura, il sapere, le arti, la ricerca, la creativita' diventare il propellente di un potente motore di cambiamento, capace di spingere l'Europa a superare il Capitalismo? In Europa il capitalismo e' nato, e dunque giusto sarebbe che qui se ne celebrasse il funerale.

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