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Il ciclone PSY: dalla Rete con furore

Gangnam, il passo di danza coreano che ha battuto lady Gaga e stracciato i record di You Tube, sbarca in Italia

di Antonio Mango

Fenomeni e derelitti del web. Chi naviga nella politica deve baciar terra se riesce a guadagnare qualche migliaio di contatti. Renzi e la mejo gioventù di Grillo sono il top della generazione della Rete. Più di 8.400 visualizzazioni per il primo in occasione del discorso di Torino del 21 ottobre. Più di 52mila per il comunicato politico del 29 ottobre emesso dal padre putativo del movimento che ha “scassato” in Sicilia. Chissà quanti contatti faranno i cinque delle primarie Pd sul player di Sky.it. Il tecno-rapper Psy, invece, mette in rete il Gangnam style, un passo di danza che sta facendo furore nella web-realtà, e in poche settimane registra 500 milioni di contatti (e 30mila giovanissimi all’ultimo flash mob di piazza del Popolo). La differenza, in termini di visualizzazioni, è tra Sandy e una pioggerellina d’autunno.

Gangnam è un quartiere bene di Seul. E da esso prende nome il tormentone estate-autunno di PSY, che non è un partito con la i lunga, ma l’acronimo di Park Yae Sang, pop star e tecno-rapper sudcoreano, mai uscito fino ad ora dai confini asiatici. Il suo video, ispirato in versione trash al ricco quartiere della capitale, viene pubblicato il 15 luglio scorso e capitalizza su YouTube più di 300 milioni di contatti in due mesi e viaggia ora quasi sul triplo. PSY sfonda negli Stati Uniti (la prima volta per un sudcoreano), è ospite di Ellen De Generes show, che è negli Usa il tempio dei famosi, entra da questa parte dell’Oceano nei gusti del Matador Cavani, eroe dei due mondi in versione pallonara, che esibisce per la prima volta su un campo di calcio il passo di danza formato rodeo.

E’ il fenomeno virale dell’anno, anzi no. Da quando esiste YouTube il videoclip del trentaquattrenne PSY realizza circa tre milioni di like e si piazza in cima alla classifica dei preferiti di tutti i tempi, tanto da far impallidire, nella hit dei video più apprezzati, Lady Gaga, arrivata intanto, con “Bad Romance”, a circa 500 milioni di visualizzazioni (ma non di preferenze). Tante quante ne ha ottenuto “Part Rock Antem” dei Lmfao. Meno degli 800 milioni di Justin Bieber, poco più di un adolescente, con la sua “Baby”.

E’ la rete dei video-tormentoni, che vincono 10 a zero rispetto ai tormentati della politica, dell’economia e dei debiti sovrani. Resiste nel globo, tra i sopravvissuti, ma non su YouTube, Barack Obama alla Convention nazionale democratica di Charlotte con 52.757 tweet al minuto per un totale di 9 milioni di cinguettii o la romantica e datata “Yes we can”, a sostegno della campagna presidenziale del 2008, con più di 24 milioni di contatti.

Risultato, quest’ultimo, con tutto il suo carico di nobiltà, simile al “Pulcino pio”, lanciato da Radio Globo e Medita, tormento dell’estate italiana, con più di 28 milioni di visualizzazioni. Per rimanere a casa nostra, sempre su YouTube, il servizio di Porta a Porta su Berlusconi che si ricandida (11 luglio) riscuote sul web poco più di 5mila visualizzazioni, Matteo Renzi col suo “Adesso” a Verona ne totalizza 42mila e Grillo che attraversa lo Stretto di Messina viaggia sui 34mila e più (ma su alcune centinaia di migliaia per altre performance). Cifre sempre mobili, ma stiamo lì.

C’è da scoraggiarsi per lo spread tra fenomeni (pop-star) e derelitti (politici) del web? Sta di fatto che i best video di intrattenimento non solo spopolano nella rete, ma alimentano anche un fiume di “derivati”. La filastrocca del Pulcino, che sembra nato alla Fiera dell’Est, con le modalità ripetitive del brano di Branduardi, ha generato decine di variazioni sul tema. C’è la famiglia numerosa del Pulcino pio napoletano. Ci sono i carnali pupazzi di Gigi D’Alessio, Al Bano, Vasco, Ligabue e Ornella Vanoni che fanno il verso al baby-pennuto. E, chi ha memoria ricorda la catena di sant’Antonio in onore del moonwalk di Michael Jackson.

Ovviamente, in tema di “derivati”, non potevano mancare quelli, ancora più portentosi, ideati col ritmo e passo di danza del Gangnam style. C’è l’Hitler parodiato, c’è la marina militare americana che fa spettacolo col passo da rodeo, c’è l’effetto comico di una “iena” canadese che disturba col tecno-tormentone il tranquillo tran-tran della York University di Toronto, ci sono centinaia di varianti che incassano su YouTube una cifra sterminata di contatti. Il web ingoia e restituisce di tutto.

Per non soccombere sotto il tormentone tecno-planetario di turno, basta rinfrancarsi con la Rete da cortile della politica italiana. Irresistibile la gag “E butta questo sigaro…” tra Bersani e il sindaco di Salerno De Luca. Surreale quella di Luigi Cesaro, presidente della Provincia di Napoli, che cerca disperatamente di pronunciare “World Urban Forum”. Italian Style contro Gangnam Style.

Antonio Mango