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Caos e destino secondo Skolimowski

A Rovito (Cosenza) nel Cineforum Falso Movimento lunedì 16 maggio alle 21 Ugo G. Caruso presenta "11 minut", vincitore morale dell'ultima mostra veneziana.

Superato il giro di boa dei cinquanta cineappuntamenti di Flashback, Ugo G. Caruso propone l'opera più recente di un regista a lui caro e familiare, Jerzy Skolimowski, ovvero l'atteso "11 minut" (Polonia 2015), da molti indicato come il vincitore morale dell'ultima mostra veneziana, ancora inedito in Italia.

Il film aveva infatti molto impressionato critica e pubblico a Venezia 72 per la freschezza e la vitalità creativa che lo percorrevano, una vera performance adrenalinica e muscolare inattesa da un cineasta di 77 anni. Ma Skolimowski non è nuovo alle sorprese e si accosta ad ogni cimento come ad una sfida differente da quelle passate, spostando sempre più l'asticella del suo discorso amaro, disincantato e rigoroso sulla condizione dell'essere umano. Qui in 80' fissa gli 11' che vanno dalle 17 alle 17.11 di una decina di individui, uomini e donne, nella Varsavia di oggi che potrebbe essere qualsiasi altra città, accomunati dal destino, una tematica su cui altri suoi connazionali importanti come Zanussi e Kieslowski si erano già misurati.

Un marito geloso pedina la propria moglie, una bellissima attrice, quando questa si reca in un albergo per un provino con un finto regista hollywoodiano, uno spacciatore di droga a domicilio, una ragazza spaesata cui hanno appena consegnato il cane lupo smarrito, un venditore di hot dog appena uscito dalla galera, un gruppo di suore affamate, un anziano pittore dilettante, un pulitore di vetri alle prese con una porno attrice, un misterioso studente, un gruppo di paramedici impegnati in una difficile manovra di soccorso, sono il variegato campione di umanità che la macchina da presa di Skolimowski segue ed indaga e poi ricompone mediante un montaggio serratissimo enfatizzato da una musica incalzante. Il tutto dominato da un controllo portentoso della materia narrativa e del testo visuale fin nel più infinitesimale dettaglio. Come il pixel avariato, non più di un escremento di mosca nell'inquadratura della telecamera di servizio, emblema di un cyber mondo in cui va a morire la vita vera. Schegge di vita, frammenti di ossessioni centrifugati dal ritmo incalzante impresso ad una sorta di thriller filosofico con cui il maestro polacco risponde alla sua maniera ai tanti action movie americani. "11 minut" è cinema quintessenziale, reinvenzione di mondi, riorganizzazione degli spazi, gioco con il tempo, almeno fino a quando il destino non giunge perentoriamente a porre ordine al caos nel finale spiazzante, inatteso e definitivo. Quando ciò che ci sembrava casuale ci appare come fatale, il regista moltiplica gli schermi come in uno split screen vertiginoso ed infinito.

Si direbbe che Skolimowski voglia riproporre la stessa riflessione teorico-linguistica svolta quaranta anni prima dal suo connazionale Zbigniew Rybczynski con "Nowa Ksiazka", di cui "11 minut" potrebbe essere letto addirittura come una raffinata citazione aggiornata però al tempo post 11 Settembre 2001. Il risultato ha comunque la potenza teorica e visiva raggiunta da Antonioni in Zabriskie Point. L'ultima mostra di Venezia, dove Skolimowski in passato aveva più volte raccolto premi importanti, ha perso l'occasione di conferire un Leone d'oro al vecchio leone del cinema polacco che sarebbe stato ricordato. Il film gira ancora di rassegna in festival senza una distribuzione in Italia. Ecco perché l'occasione rovitese è da non perdere. Chi può, si affretti a vedere "11 minut" dal momento che, come il film dimostra, non c'è tempo.

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