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Psicosi ed auto-apocalisse. Ma noi (non) siamo come i tori a Pamplona

di Zap Mangusta

L’episodio di panico di Torino si presta a considerazioni di varia natura: 1) La psicosi del terrore ha vinto, altro che palle. Ed è inutile ricorrere in tivù a frasi fatte: “non dobbiamo lasciarci condizionare…”. Lo siamo eccome! E non potrebbe essere altrimenti. Visto che siamo bombardati da notizie tragiche dal mattino alla sera. Dovremmo quindi pensare a qualche accorgimento pratico per evitare che succeda ancora. 2) Telefonare alle varie marche di birra e chiedergli di fare il loro prezioso liquido in bottiglie di plastica, oltreché in lattine. Si eviterebbero molti sfregi e tagli. 3) Dotare i servizi d’ordine di altoparlanti (o altro) per comunicare tempestivamente le notizie di ordine pubblico. 4) Far capire ai genitori che è necessario parlare di più ai loro figli (molti feriti erano giovanissimi). Per dirgli n. 4) non tutto ciò che sembra,è; n. 5) chiunque si ingegni a creare allarme o a giocare con le paure della gente, non è un fico ma un monumentale idiota! n 6) se qualcuno non si sente “centrato” o equilibrato, è meglio che non vada ai raduni con migliaia di persone (non lasciarlo andare, se minorenne). Riguardo a questo ultimo punto temo che il lavoro pungolante di rimbambimento che i media stanno esercitando da trenta anni abbia raggiunto il risultato. Ho sentito infatti (dopo 16 ore dalla tragedia) una decina di ragazzi 20/30enni intervistati da inviati a loro volta impacciati. Nessuno dava la stessa versione dei fatti e lo faceva in linguaggio approssimativo: qualcuno aveva sentito un boato, altri un piccolo scoppio, altri ancora un rumore metallico, molti (la maggioranza) dicevano di non aver sentito nessuno scoppio. Niente di niente. L’onda è partita e loro non hanno potuto fare altro che seguirla. (“Non si capiva più niente…”). Temo (ma non me lo auguro) che la psicosi sia stata originata dall'affermazione di qualche sconsiderato, superficiale e immaturo. Una bravata insomma. Se così fosse sarebbe molto, molto grave. Quello che stupisce è che non ci fosse nessun addetto tra quelli che erano sulle transenne e che riprendevano la manifestazione, che abbia imbracciato un altoparlante, un microfono o qualsiasi altra cosa per dire : non è niente, gente, è un falso allarme, mantenete la calma!!! Come si è potuto non pensare che con questo clima di terrore, può bastare una scintilla a scatenare la paura? Ho visto però (purtroppo!) nei tanti, troppi filmati che qualche persona, più defilata dai punti critici, ha alzato il cellulare e filmato l’ evento (!!!). Invece di urlare sbraitando: non è niente, gente, è un falso allarme! Complimenti! Ma veniamo al punto più importante: la paura. E’ vero che nel nostro mondo c’è sempre più bisogno di sicurezza ma c’è bisogno anche di più cultura. Già proprio così! Ogni individuo va formato “culturalmente”. Qualcuno deve insegnargli (genitori, insegnanti, amici più grandi etc) ad avere fiducia nelle proprie capacita di reazione e di non lasciarsi sopraffare dal sentimento della paura. Ci sono altri sentimenti che vanno sollecitati in quei momenti: presenza, autocontrollo, solidarietà. 1527 feriti di cui 3 molto gravi. Qualcuno deve capire la portata di questa “tragedia della irresponsabilità”. Non c’era nessun terrorista in piazza. Nessun attentatore. C’erano solo la paura e gli istinti più primitivi. “Siamo come i tori a Pamplona” dice una canzone di Fabri Fibra & The giornalisti “…c’è l’apocalisse in centro ma sta arrivando l’estate… Qualcosa qui non funziona, siamo come i tori a Pamplona…!” Per anni li abbiamo stuzzicati, impauriti e poi massacrati nelle corride. Che sia la loro vendetta?

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