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Serge Latouche

Latouche: “Questa economia è un'invenzione che non regge più”

Intervista con il teorico francese per la presentazione del libro Incontri di un «obiettore di crescita»

di Giacomo Battistoni

Interprete dei maestri «libertari» del secondo novecento come Ivan Illich, Andrég Orz, Cornelius Castoriadis e Jacques Ellul, critico radicale dell'«impostura dello sviluppo», Serge Latouche è il principale sostenitore della decrescita. Usato come ariete concettuale per demolire il muro di certezze che protegge la fede nell'economia, il rituale del consumo e il culto del denaro, quello di decrescita è un termine che anche Latouche, professore emerito di Economia all'Università di Parigi-sud, sembra ormai voler abbandonare. Sostituito con «abbondanza frugale», rimane comunque fondamentale per comprendere l'elemento centrale della sua proposta teorica e politica: il limite.

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Il libro dell'economista francese “Incontri di un obiettore di coscienza”, spiega come si è giunti all'apice della crisi, svela il falso mito della produttività e indica il suo percorso per una nuova economia a servizio delle persone e dei popoli.

"E' un paradosso affermare che siamo in crisi. Nel 1972 c'era una crisi ecologica, prima ancora nel maggio 1968 c'era stata una crisi culturale e i giovani sono ancora oggi in questo tipo di crisi. Venne il tempo della Thatcher e di Ronald Regan, una controrivoluzione neoliberista che ci ha portato a questa situazione. Siamo in una crisi sociale e, con il fallimento della Lehman Brothers, dal 15 settembre 2008 ci troviamo in una crisi economica. Tutte queste crisi si mescolano e generano una crisi di civiltà, la crisi della civiltà occidentale. Siamo solo all'inizio, la situazione peggiorerà nei prossimi mesi e anni.

Il manuale per gli ammutinati? E' sotto il Vesuvio

di Giulio Gargia

Qualche anno fa una delle sigle dei movimenti altermondialisti più presenti alle manifestazioni era quella dei “disobbedienti”. Si presentavano con scudi di plastica e caschi per andare a violare le “zone rosse” dei G8 e prendersi inevitabilmente un po' di botte e cariche dalla polizia. Lo facevano per rappresentare plasticamente la necessità di disobbedire al demenziale ordine mondiale delle banche e della finanza senza regole che ci ha portati al naufragio attuale.

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