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Rai: la folle corsa all’indulgenza plenaria del Tgr Campania

Un'orgia d'incenso per i notiziari regionali: 1322 servizi sull'arcivescovo Sepe su 1820 giorni

di Riccardo Palmieri

1.322 servizi sul Cardinale di Napoli Crescenzio Sepe in 1.820 giorni di arcivescovato, uno ogni 1,3 giorni, (nello stesso periodo, il Tgr di Milano realizza 371 servizi sull’arcivescovo del capoluogo lombardo, la sede di Roma, realizza sempre nello stesso periodo, sul Papa, 752 servizi), più un corollario di servizi dedicati ad attività di diocesi, presentazioni di iniziative e manifestazioni tutte in ambito ecclesiastico. Una forma acuta di incontinenza divulgativa religiosa che non manca di scatenare anche le proteste dei telespettatori-paganti.

Proseguendo, 527 servizi sull’Università (privata) Suor Orsola Benincasa in cui il caporedattore della sede partenopea della Rai Massimo Milone risulta incaricato di una docenza in “etica e deontologia della professione”. E questi sono solo alcuni dei dati che emergono dall’interrogazione depositata in Commissione parlamentare di Vigilanza Rai da Franco Barbato e Francesco Pardi entrambi parlamentari dell’IDV.

Ma Barbato non si ferma e denuncia, anche a nome degli altri componenti del suo partito, “l’uso personalistico del Tgr Campania”, con un esposto alla Procura della Repubblica di Napoli. Tra le irregolarità rilevate, oltre allo sbilanciamento dei servizi del Tg regionale, si evidenzia che la Scuola di giornalismo del Suor Orsola Benincasa pare essere diventata la corsia preferenziale, se non principale, per l’assunzione alla sede Rai di via Marconi, di come nel maggio dello scorso anno sia andato in onda lo “spot elettorale dell’allora premier Silvio Berlusconi, con logo del Pdl in bella vista, senza che vi fosse, in regime di par condicio, alcuna mediazione giornalistica che potesse giustificarne la diffusione da parte di un testata Rai”.

Gli interroganti citano inoltre alcune intercettazioni telefoniche tra Valter Lavitola e l’ex direttore generale della Rai, Mauro Masi, che coinvolgono direttamente la redazione partenopea. Nell’interrogazione inoltre si fa riferimento alla nomina di Milone, nell’estate del 2003, come nata da un’intesa mai smentita tra Forza Italia e Alleanza nazionale; scrivono infatti che “l’edizione campana del Corriere della Sera (“Corriere del Mezzogiorno”) pubblicò un articolo, mai smentito dallo stesso Milone, nel quale si spiegava che detta nomina poteva ritenersi frutto di un accordo politico tra Antonio Martusciello (Forza Italia) e Maurizio Gasparri (An)”. E ancora “il dottorato di ricerca di cui è risultato vincitore il figlio del caporedattore, presso la Facoltà di Architettura della “Seconda università di Napoli”, guidata dal preside, professore Carmine Gambardella, in concomitanza degli otto mesi a ridosso dello svolgimento delle prove del concorso sostenuto dal figlio del caporedattore, il preside viene intervistato undici volte dalla testata Tgr Campania, mentre in passato il docente e presidente della commissione del concorso non aveva ricevuto la stessa visibilità”.

Insomma la sede Rai partenopea è nella bufera. Ma non una bufera improvvisa. Malumori interni serpeggiano già da mesi. Barbato e Pardi fanno un ulteriore riferimento alle iniziative di un nutrito gruppo di redattori che già in un’assemblea di redazione del 7 luglio scorso evidenziano una serie di episodi ritenuti gravi avvenuti nella gestione del Tgr campano poi elencati nel verbale approvato dall’assemblea e ripreso dagli organi d’informazione. Per Alessandro Casarin, fresco di nomina e di insediamento alla direzione della Tgr, la testata giornalistica regionale della Rai, una non entusiasmante gatta da pelare.

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