Sulla prima pagina del Los Angeles Times la fotografia di un marine della Ottantaduesima divisione aerotrasportata di stanza nella provincia meridionale di Kabul. Sulla spalla la mano mozzata di un talebano appena ucciso.
Una seconda fotografia ritrae altri soldati americani, assieme a due militari afghani. Nelle mani le gambe smembrate di una altro combattente (qui la gallery con le foto). Immagini atroci che il giornale sceglie di rendere pubbliche perché gli Stati Uniti devono sapere quello che accade in Afghanistan. Una guerra e un'occupazione senza fine, che ha fatto migliaia di morti e che ormai gli americani non vogliono più.
Una scia di sangue e odio, alimentata da altre foto, quelle dei marines che urinano sui cadaveri dei nemici, dei libri sacri bruciati, dei bambini e delle donne massacrati nel loro villaggio vicino Kandahar. Un odio si cui i talebani hanno costruito la loro offensiva di primavera, per riprendersi il controllo del paese, per mostrare a Karzai e agli afghani che sono ancora loro i padroni.
Perché fra due anni il ritiro militare dovrebbe essere ultimato. Ma l'intera operazione rischia ora di essere messa in discussione o di esser modificata. I piani della Nato per il ritiro erano già pronti, la tabella di marcia è stata preparata per cura. Il conto alla rovescia è già cominciato. Ma il nuovo scadalo delle foto potrebbe solo accelerare i tempi.
I vertici militari temono una reazione violenta dopo l'ultima offesa testimoniata dalle foto. Il Pentagono, che ha immediatamente dichiarato che gli episodi non rappresentano lo spirito dell'esercito americano, si trova nel mirino delle critiche. E in mezzo c'è la campagna elettorale, in cui la guerra in Afghanistan rischia di avere un ruolo chiave.