Bisogna non aver mai visto neanche Boogie Nights, un film sull'industria del porno negli Stati Uniti del 1997, per sostenere come fa qualcuno che la Tommasi, "poveretta", vada aiutata. E d'accordo che in Italia il porno è un argomento tabù, e come la parola lesbica già suona male. Ma un attimo di pazienza e di analisi razionale male - sul serio - non potrà fare a nessuno. I fatti sono noti.
Ce li sbattono in faccia da un paio di giorni. La soubrette Tommasi Sara, laureata in economia, già signorina alla corte di Silvio avrebbe girato un porno. Scandalo. Lettere di riprovazione. Insulti. Risate. Fino all'inevitabile dibattito, che consiste nella risposta alla domanda: la signorina va aiutata, demonizzata, o è una furba?
Ecco il domandone. Io non lo so. Sono solita accettare come frutto di libera scelta quello che le persone intraprendono nella loro vita. In questo caso so che il comportamento della Tommasi è l'occasione per dire due cose su un argomento totalmente tabù in Italia.
Il porno, come quasi tutti sanno, è un genere in cui la sessualità è al centro della narrazione. In Italia parlare di sessualità, equivale a farsi deridere o a mettersi contro benpensanti di tutti i tipi. Perché dico in Italia? Ci sono paesi - i soliti paesi protestanti come la Svezia, la Danimarca, gli Stati Uniti che vengono citati in caso di prostituzione, eutanasia, diritti civili - in cui il genere porno è liberamente praticato, come si sa.
Non solo. In cui è la base di un'industria produttiva altamente fiorente e soprattutto libera. In cui gli attori e le attrici ci arrivano per libera scelta, e guadagnano, quando va bene, anche fior di soldi. Per non tirarmi addosso strali di tutti i tipi, e volendo in realtà parlare del rispetto della volontà che è dovuto a tutti gli individui, voglio adesso fare un altro esempio. Molti di voi avranno visto il film Hunger.
Chi non l'ha fatto lo faccia, perché il film di Steve Mc Queen è una storia sulla diversa considerazione di cui il corpo degli esseri umani - di un uomo in questo caso, Bobby Sands, leader dell'Ira nell'Inghilterra fetente di Margaret Thatcher - gode nei paesi di religione protestante.
La trama è semplice e nota. Bobby che sta in carcere, vuole essere riconosciuto come prigioniero politico, assieme ai suoi compagni, ma la Prima Ministra non ci sta. Per la Thatcher, Bobby e i suoi compagni sono solo delinquenti comuni che ammazzano e basta, e allora leader e compagni iniziano uno sciopero della fame che li porterà lentamente alla morte. Impressiona parecchio la presenza dei genitori di Bobby che seduti di fianco al suo letto, neanche per una volta dicono al figlio, "Mangia! Smettila!", e rispettano invece la volontà del figlio.
A nessuno passa per la testa di fare flebo non volute al leader, né agli altri. Non ci sono preti che si mettano in mezzo in nome di una generica umanità, o tolleranza. Bobby Sands sta conducendo una battaglia politica che viene rispettata da tutti, e seppure morendo, diventerà un eroe. Adesso, ho fatto questo esempio per dire. Ve la immaginate voi, una battaglia politica condotta così in Italia? Qualcuno che scelga un esito assoluto per il proprio corpo come la morte - l'esito finale - senza la squadrazza di suorine e pretacchioni di destra e di sinistra che si mettono in mezzo? Squadre di militanti che si battono per la Vita, diventerebbero gli eroi, al posto dell'irresponsabile di turno che se la vuol togliere.
Gli stessi si affretterebbero a infilzare il poveretto di aghi, pur di farlo sopravvivere. Togliendogli qualsiasi forma di dignità, politica e non. Mi guardo bene dal considerare Sara Tommasi una Bobby Sands. Per la portata della lotta politica che ha intrapreso, che a dire il vero, forse per mia superficialità non ho compreso. Però la rispetto. Rispetto la sua scelta di spogliarsi, di girare un film porno, di fare gli spettacoli dal vivo.
Credo che relativamente al fatto di stare alla corte di Re Silvio - cosa per cui l'attrice mi era nota - l'attività di adesso costituisca un passo avanti. E non lo dico per moralismo contro le tavole dei ricchi, ma per il semplice fatto che lì l'esperienza consisteva nel prendere le briciole dalla tavola di un signore con molto potere decisionale, e in qualsiasi parte del mondo tu faccia un'esperienza così, il fatto quello è.
Il porno, anche se suona assurdo doverlo specificare, è una genere cinematografico come un altro. E considerare questa esperienza come l'esito negativo della prima - le briciole dalla tavola di un politico potente - significa non aver compreso né la prima né la seconda. Sull'uso della droga che lei stessa avrebbe detto di aver usato, si sa che nel contesto di quel tipo di cinema l'uso di droga è - relativamente - comune. Lo è anche perché le leggi sull'uso degli stupefacenti, a loro volta sono diverse. Peraltro l'uso di droga in Italia è comune in quasi tutti i contesti, anche se ogni tanto si alza qualcuno e strilla come se fosse una pratica sconosciuta, pratica che solo i VD (Veri Delinquenti) fanno.
Credo ci sia una bella dose di ipocrisia in tutto ciò. Un bel velo di sconsideratezza anche. Ma, per chi dice che chi fa porno vada aiutato. Ripeto: l'esperienza di guardarsi Boogie Nights di P.T. Anderson, potrebbe aiutare chi pensa al mondo del porno come a un mondo di tutti poveretti, tutti drogati, tutti pervertiti. Nella difesa del porno, che non intendo fare, o comunque non qui, in questa sede, c'è la difesa della libertà di scelta degli individui, cosa che in Italia è da sempre grandemente ostacolata.
dal blog di Angela Scarparo