Sembra una scena di malasanità: un malato grave (la Rai), al Pronto soccorso e lasciato a consumarsi su una barella nell'astanteria della mala politica .
Non tutta la politica, non tutta la sanità. Anzi, per quest'ultima, molte più le buone regole salvavita che le eccezioni ammazza cristiani. Per la politica, o meglio, per alcuni Partiti, soprattutto se Partiti-Azienda (alla fin fine vale il singolare), la percentuale tra buona e mala politica decisamente si rovescia. Soltanto in una azienda pubblica italiana poteva accadere che persone "vicine" alla diretta concorrente potessero governare a colpi di maggioranza le strategie industriali contro la vera "Casa madre". Infatti non è praticamente accaduto. Anzi, vedi il caso della ex dirigente Mediaset, ex Rai ed attuale parlamentare Pdl Deborah Bergamini, i due ruoli sovente si confondevano meritando l'interesse di qualche Procura della Repubblica. Ma questo è il passato. Il presente potrebbe essere peggio. Proviamo a riepilogare.
Mamma la Tarantola!
Il governo Monti decide di aggirare la legge Gasparri che assegna in uso improprio alla maggioranza parlamentare l'azienda radiotelevisiva di servizio pubblico. Indica un Presidente (di sua competenza), forza sul nuovo direttore generale che lui vuole come taglia teste e taglia sprechi. Panico interno alla vecchia maggioranza e in casa dei suoi clienti in Rai. Che ne sarà di noi? Il Pd si inventa due Consiglieri di nobile schiatta, anche se di dubbia esperienza, e rompe a sua volta lo schema della appartenenze. Ed ecco che i parlamentari Pdl e Lega, nuovamente uniti, disertano la Commissione di vigilanza per la elezione del nuovo Consiglio Rai. Prova di forza alla ricerca di garanzie. Possibilmente salvare la deludente Dg Lorenza Lei (ma non era una tecnica fuori dalle appartenenze?).
Gli immarcescibili.
L'ex ministro Romani, l'uomo "televisivo" di Berlusconi, cerca di governare un trapasso inevitabile in modo che non sia troppo doloroso. Troppo pluralismo e tecnicismo nei settori chiave dell'informazione e dell'intrattenimento, alla vigilia di elezioni da vendemmia o alle prime fioriture 2013, è un lusso che il disgregato mondo berlusconiano non può ora permettersi. Resistere, resistere, resistere, è l'ordine di militanza post tangentopoli. I nomi dei nuovi consiglieri schierati a tutela dei vecchi interessi ci sono già e sono tutti collaudati nella fedeltà. Il problema sono quei due super tecnici estranei alla politichetta e quei due altri marziani piombati dall'associazionismo di marca Pd. E se con Lei saltasse anche la vetusta direzione del Tg1? E qualche direzione di Rete? Scontato il cambio al personale.
I conti che non tornano.
Allarme generale che pervade tutto il corpaccio Rai. Non sia mai che arrivi qualcuno che decide veramente! Che dà le linee editoriali e poi chiama i direttori di Reti e Testate a rispondere dei risultati ottenuti e delle eventuali inadempienze. Che impone tagli e risparmi e individua e rimuove i "Sor tentenna" dell'eterno rinvio e del compromesso pasticciato. Con l'ufficio legale intasato da cause di lavoro perse per inadempienza complice o per pura imbecillità, il rischio per alcuni ruoli è la prospettiva prossima futura. Ne hanno preso atto con comunicati sia l'UsigRai, giornalisti, sia l'AdRai, dirigenti, pur coscienti che una parte dei loro associati andrebbe forse cacciata. La percezione del pericolo incombente sfugge ai viziati del salvataggio politico sempre e comunque. Ma i conti non tornano.
Pareggio dispari.
I numeri sono asetticamente impietosi. 40 milioni di introiti pubblicitari in meno di quelli preventivati quest'anno. Ed ecco che il bilancio proclamato in pareggio, anche se con 200 milioni di debiti bancari, va a farsi benedire. Persino le cose più irrilevanti, ad esempio la contestata decisione di chiudere qualche sede di corrispondenza, si impantanano nella storica strategia interna del rinvio della più piccola grana e responsabilità. I risparmi preventivati e forse ingigantiti daranno un consuntivo ben oltre i 40 milioni di Sipra in meno. Ed ecco quindi l'arma segreta nelle mani del governo Monti. Fate melina a centro campo in commissione di Vigilanza per prorogare di fatto il Consiglio scadente e scaduto? I dati economici Rai consentono, impongono al governo il commissariamento integrale di un'azienda pubblica semi paralizzata.
I veri conti in tasca.
Ed ecco, tra gli stessi fedeli del Berlusconi leader politico e tycoon televisivo concorrente, chi solleva qualche dubbio sulla strategia d'attacco gestita dall'eterno Paolo Romani. Se non cade Monti sugli scogli dello spread europeo, se non ci saranno elezioni anticipate, conviene forzare ora sulla Rai sino a spingere verso l'ipotesi già ventilata da parte del governo di un commissariamento dell'intera azienda? Meglio Anna Maria Tarantola e Luigi Gubitosi circondati da qualche consigliere amico, quattro per l'esattezza: Enzo Iacopino, Guido Paglia, Antonio Verro e Antonio Pilati. Oppure il rischio di un commissariamento che significherebbe una gestione totalmente tecnocratica e certamente non amica dell'informazione Rai nella difficile campagna elettorale che comunque entro un anno aspetta i partiti?
Martedì prossimo, 3 luglio, nuova Commissione di vigilanza e -forse- la soluzione del giallo Rai dell'estate. Senza neppure un maresciallo Rocca a garantire soluzioni e ascolti.
da www.globalist.it