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RAI, ora la Tarantola si muove in territorio comanche e le tribù l'attaccheranno presto - di Ennio Remondino

Sembra, forse, si dice. Scrivi di Rai e scivoli nell'indeterminatezza delle Cronache parlamentari. Del tipo, «Accordo raggiunto ma...». Quel maledetto «Ma» che diventa emendamento, ripensamento, prova di forza dopo aver fatto finta di dire Sì. Parlando di Rai, cioè del potere di condizionamento vero dell'opinione pubblica e degli elettori, forse la parole giusta sarebbe «Ricatto». Lo sta esercitando la defunta maggioranza parlamentare dei tempi di Berlusconi che scambia il numero dei parlamentari ancora in carica col consenso elettorale rattrappito al 20 per cento, in gara con Grillo. Problemi di sopravvivenza politica per il centrodestra, soprattutto in vista delle elezioni di primavera, ma anche per la stessa Rai che, a forza di lottizzare anche l'elettricista, rischia oggi di rimanere al buio da bolletta inevasa.

Nel Suk di viale Mazzini.
Mario Monti vorrebbe togliere, all'attuale vertice consiliare creato dalla legge Gasparri in fotocopia parlamentare, il potere sulla "tecnostruttura" della Rai Spa. Insomma: lottizzate e scannatevi sui direttori di Rete e Testata, ma almeno risaniamo la macchina mangiasoldi e perdiascolti che avete creato a vostra immagine a somiglianza. Quindi, più poteri a Presidente e Direttore generale imposti a livello tecnico dall'attuale governo, e la politichetta delle appartenenze confinata a una decina di nomi cui, se imponi regole aziendali serie, puoi anche porre limiti nei danni possibili. E qui casca l'asino e forse (senza confusioni animali), potrebbe cascare a giorni la stessa Super Presidente sgradita ai «Signori delle nomine». Rimpianti da Suk: tu dai un direttore a me, io do due vice a te e un capo servizio per mancia.

Territorio comanche.
Ma adesso occorrerà il parere definitivo della Commissione di Vigilanza Rai perché il nuovo presidente possa effettivamente assumere i poteri. In Commissione occorrerà una maggioranza qualificata dei due terzi, vale a dire 27 su 40. I prossimi passaggi burocratici sono la convocazione dell'Ufficio di presidenza della Commissione presieduta da Sergio Zavoli, e la seduta plenaria della stessa Commissione perché si proceda al voto di gradimento o meno del presidente designato. La politica di una parte si prepara a castigare i tecnici quando questi osano oltrepassare le colonne d'Ercole berlusconiane su assetto televisivo e giustizia. Siamo in piena zona di guerra e tutto può accadere. Sulla base dell'esperienza personale di una vita, quello che noi inviati in Bosnia chiamavamo "Territorio comanche". Prudenza e vie di fuga.

I nomi e i cognomi.
Per uscire dal politichese Globalist ha deciso di pubblicare l'elenco da Ufficio stampa Rai di chi, se risanata l'azienda dall'ingerenza dei partiti, si troverebbe a fare i conti non solo con le sue ricche prebende ma con risultati spesso molto più avari. Partiamo dal supervertice, ovviamente: direttore generale Lorenza Lei; vice direttore generale affari immobiliari, approvvigionamenti, servizi di funzionamento, Gianfranco Comanducci; coordinamento dell'offerta radiotelevisiva, Antonio Marano. Staff del direttore generale, direttore Andrea Sassano. Internal auditing (indagini interne troppo poco usate), direttore Marco Zuppi. Acquisti, direttore Pier Francesco Forleo. Servizi generali, direttore Marco Brancadoro. Ict (centro informatico), direttore Giuseppe Biassoni. Non una gerarchia reale di potere, ma semplice organigramma Rai.

Risorse e disorganizzazione.
Ma ora entriamo nel corpo vivo e sanguinante della cosiddetta tecnostruttura. Ruoli di assoluta affidabilità "politica". Risorse umane, appunto, per dire del vecchio e padronale Ufficio personale: direttore Luciano Flussi (da tre Dg fa), vice direttore Luigi Meloni. Sviluppo strategico, direttore Carlo Nardello. Struttura digitale terrestre, direttore Luca Balestrieri, vice direttore Roberto Serafini. Casella vuota (non solo la casella) per finanza e pianificazione, interim direttore generale. Pianificazione e controllo, direttore Fabio Belli. Amministrazione e finanza, direttore Filippo Bertolino. Amministrazione abbonamenti, direttore Stanislao Argenti. Ruoli tecnico-burocratici affiancati nell'organigramma a posizioni di natura strettamente politica dove occorrerebbe ricostruire percorsi personali per far capire.

Troppe relazioni esterne.
Comunicazione e relazioni esterne, direttore Guido Paglia (mancato Consigliere Pdl). Pubbliche relazioni, direttore Fabrizio Maffei. Promozione immagine, direttore Gianluca Veronesi. Relazioni istituzionali ed internazionali, direttore Marco Simeon, vice direttore Stefano Luppi. Un bel pattuglione, quasi una legione, per le non molto soddisfacenti relazioni pubbliche della povera Rai. Novità assoluta un direttore mai prima esistito per i Corrispondenti esteri, l'altrimenti noto Augusto Minzolini. Coordinamento sedi regionali, direttore Alessandro Zucca. Diritti sportivi, direttore Giuseppe Pasciucco. Strategie tecnologiche, direttore Luigi Rocchi. Affari legali e societari, direttore Salvatore Lo Giudice, vice direttore Pierluigi Lax. Tralasciamo per ora le appartenenze anche se -giornalisticamente- molto invitanti.

Le Reti bucate.
Rai 1, direttore Mauro Mazza, vice direttori: day time Maria Pia Ammirati; approfondimenti, cultura, rubriche, festival ed eventi Ludovico Di Meo; intrattenimento e preserale Giovanni Lomaglio; rubriche e programmi pomeridiani Daniele Toaff. Rai 2, direttore Pasquale D'Alessandro, vice direttori: programmi divulgativi e per ragazzi Roberto Giacobbo (vedi Crozza e Kazzenger); sviluppo nuovi formati e contenuti web Marco Giudici; sperimentazione Massimo Lavatore; rubriche pomeridiane Roberto Milone; programmi serali di approfondimento informativo, Gianluigi Paragone. Più vice direttori che ascolti. Rai 3, direttore Antonio Di Bella. Vice direttori: progetti e iniziative speciali, Ennio Chiodi; nuovi linguaggi, Guido Dell'Aquila; coordinamento editoriale Fernando Masullo, da non confondere con Marzullo che ti offre la domanda assieme alla risposta.

Le Rai clandestine.
Rai 4, direttore Carlo Freccero. Rai 5, direttore Massimo Ferrario. Rai ragazzi, direttore Massimo Liofredi, vice direttori Maria Mussi Bollini, Giancarlo Noferi. Rai gold, direttore Roberto Nepote, vice direttore Giuseppe Gentili. Rai internazionale, direttore Daniele Renzoni, vice direttori: Anna Donato, Giancarlo Gioielli, Alfonso Samengo, Gian Stefano Spoto (Rai Internazionale è ora ufficialmente chiusa ma non sono note le eventuali nuove destinazioni e incarichi dei suoi vertici). Rai educazione, direttore Silvia Calandrelli, vice direttore vicario Paola Tinari. Per la curiosità del pubblico colpisce la collocazione di Carlo Freccero, mancato consigliere di amministrazione e grande creativo della televisione sia pubblica sia privata, e messo ormai da anni messo in un angolo a fare collage di produzioni altrui.

Testate a gogo.
Tg1, direttore Alberto Maccari, vice direttori Fabrizio Ferragni. Susanna Petruni, Gennaro Sangiuliano. Il pensionato Maccari, eredita di Minzolini anche i vice. E non è contento. Tg2, direttore Marcello Masi, vice direttori: Giovanni Alibrandi, Ida Colucci, Stefano Marroni, Carlo Pilieci, Rocco Tolfa. Tg3, direttore Bianca Berlinguer, vice direttori, Angelo Belmonte, Giuliano Giubilei, Andrea Giubilo, Riccardo Scottoni, Pierluca Terzulli. TGR, testata giornalistica regionale, direttore Alessandro Casarin, vice direttori Maurizio Bertucci, Pietro Pasquetti, Paolo Petruccioli, Fabio Scaramucci, Giancarlo Spadoni, Federico Zurzolo. Rai news, direttore Corradino Mineo, vice direttori Francesco De Vitis, Roberto Reale. Sul numero dei vice direttori tendenti alla moltiplicazione non siamo in grado di garantire.

Blob Tv.
Testata di peso e di ambizioni, Rai sport, direttore Eugenio De Paoli, vice direttori: Mauro Bulbarelli, Sandro Fioravanti, Bruno Gentili, Maurizio Losa, Raimondo Maurizi, Jacopo Volpi. Rai parlamento si adegua all'Istituzione: direttore Gianni Scipione Rossi, con un condirettore Simonetta Faverio e un vice Roberto Amen. Arbitrariamente (e sensatamente) aggreghiamo anche il Giornale radio parlamento anche se ha un suo direttore, Giovanni Miele, ed un condirettore, Giorgio Giovannetti. Interessante l'organigramma redazionale interno dei due "Parlamenti" Rai. Poi il mistero Televideo, accorpata assieme a Rai International e con un corposo staff in attesa di destinazione: direttore Antonio Bagnardi, vice direttori: Teresa De santis, Franco Porcarelli, Sergio Rafaniello, Giuseppe Sangiovanni.

La magica Aradio.
Direzione Radio, direttore Bruno Socillo, vice direttore Sergio Valzania. Rai giornale radio e radio1, direttore Antonio Preziosi, condirettore con delega al gr2, Flavio Mucciante, condirettore gr3, Gianfranco D'anna. La radio una e trina (per recente spartizione moltiplicatoria di incarichi e direzioni-con, per farsi compagnia), vice direttori, Carlo Albertazzi, Vittorio Argento, Vito Cioce, Paolo Corsini, Giovanni De Rosas, Stefano Mensurati. Radio2, direttore Flavio Mucciante. Radio3, direttore Marino Sinibaldi. Canali radio di pubblica utilità (leggi Isoradio), direttore Aldo Papa, vice direttori: Amedeo Martorelli, Michela La Pietra. Sulla Radio mamma di tutta la Rai pesa ed insiste il mistero sulla sua triplice partizione. Una o trina? Resta di fatto l'impegno oneroso di seconda una All News senza immagini.

Gerarchia d'assaggio.
Un elenco da documenti ufficiali Rai ancora parziale. Nella prossima puntata cercheremo di individuare gli snodi di potere vero all'interno dell'azienda di servizio pubblico. Ora la scelta di un assaggio per capire le ragioni solide, molto concrete, della resistenza di un Consiglio di amministrazione di nomina politica a rinunciare a gran parte dell'eventuale riordino di questa marea di lucrosi e a volte inutili prestigiosi incarichi. Con sovrapposizioni e sprechi innegabili cui sarebbe facile rimediare senza interferenze di natura non professionale. Lo sappiamo noi (ora) esterni, lo sanno i miei vecchi colleghi interni, lo sa molto bene la politica dei favori e dei clienti che sulla Rai ha costruito consenso elettorale e clientele. Ecco perché un nostro certo tifo per Tarantola e Gubitosi. Molto incerti però sul loro futuro.

da www.globalist.it

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