You are here

Un euro, un voto. La SIAE inventa la democrazia per ricchi.

Le voci circolavano da mesi, molti i dettagli. Ma c'era sempre la speranza che non fossero vere, o quanto meno che qualcuno capisse l'assurdità che si stava realizzando e correggiesse il tiro. Nulla da fare. Proprio in queste ore il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Peluffo, parlando alla Commissione Cultura della Camera ha illustrato il nuovo statuto della Siae messo a punto dal commissario straordinario. Sì, proprio di quel carrozzone contestato oggi addirittura dai suoi maggiori beneficiari, quel carrozzone che - caso unico nel mondo occidentale - gestice i diritti d'autore, su incarico dello Stato, in regime di assoluto monopolio.

Bene, illustrando il nuovo statuto, Peluffo ha rivelato che diventerà realtà una delle forme più aberranti di democrazia: quella per cui il voto di un ricco vale di più, molto di più del voto degli altri. Sciocchezze? Esagerazioni?
Ecco le parole del sottosegretario alla Presidenza, testuali: "Si prevede un meccanismo di voto ponderato. In base al quale ogni associato, in regola con il pagamento dei contributi associativi, ha diritto ad esprimere in assemblea un voto come singolo nonchè un numero di voti pari ad ogni euro di diritti d'autore percepiti dalla Siae nell'anno precedente".

Tradotto dal burocratese: i big della musica conteranno molto di più degli altri ottantamila associati. Un cantante di fama non avrà a disposizione solo il suo voto ma anche quelli che arrivano dai milioni della "ripartizione". Ripartizione - anche questo andrebbe notato - decisa da loro stessi. A maggioranza. Più sei ricco e famoso, insomma, e più conti. Ora anche nelle regole della democrazia formale della Siae.
Ce n'è quanto basta perché tanti, davvero tanti, dicano che occorra mettere fine alla vicenda del monopolio sui diritti d'autore. La cultura ha bisogno di altro

da www.globalist.it

Categorie: