Certe accuse lasciano il tempo che trovano”: ecco un buon vecchio dispositivo di smentita privo di strafottenza. L’ha usato l’altro giorno Grillo che per rispondere alle “accuse” si è sdraiato su questa spiaggetta ricca di buonsenso e di distratta vaghezza. Potete ricorrere alla formula usata da Grillo anche nel caso qualcuno vi accusi di aver mangiato la marmellata e voi, infastiditi, portate evidenti tracce di marmellata sul naso e sul mento: “Certe accuse lasciano il tempo che trovano”. E nessuno vi rimprovererà per eccesso di manipolazione.
E’ accaduto dopo che Marco Camisano Calzolari, docente universitario nonché titolare della Digital Evaluations – misura il valore dei social media – ha sostenuto che secondo i suoi calcoli oltre la metà dei fans del comico nel web sarebbero fasulli. Dice che oltre trecentomila soggetti non corrisponderebbero ad esseri umani ma a programmi in grado di simulare gli umani; li chiamano “bot”. Così come gli effetti speciali riescono a trasformare un gruppo di troll in un esercito sterminato, i “bot” aiutano a dar l’idea che sul nostro impero on line non tramonti mai il sole. Vero?
Falso?
Certo, una trappola del genere sembra coerente con l’entusiasmo tecnologico che pervade la profetica visione di Casaleggio circa un futuro prossimo trasferito nel virtuale e consumato nel virtuale. Sicuro, nei blog vigilati dai grillini hai spesso la sensazione di avere a che fare con delle ombre dotate della profondità psicologica di un personaggio piuttosto che di un essere umano. Compulsività, stentoreità, sincronizzazioni degli interventi, sequenze di obiezioni e rilanci strategicamente impostate: puzza davvero di fasullo.
Poi, Grillo con quella storia del “tempo che trova” non si è aiutato granché a cancellare il sospetto del Grande Bluff. Sai cosa gliene frega: l’importante è che non sia un bluff il conto in banca. Il suo non lo è: di bot nemmeno l’ombra.
da www.unita.it