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Intercettazioni, il gusto del bavaglio tenta anche il governo Monti - di Franco Siddi

Né bavagli, né omissioni, non dolose ma neanche colpose. Non ci sarà mai una buona legge che giustifichi il silenzio stampa (neppure come conseguenza colposa di spauracchi di legge), sulle vicende giudiziarie e sui contenuti degli atti quando siano di interesse pubblico ancorché non reati.

E non sarà per niente buona legge quella, di nuovo anticipata oggi da organi di stampa, sulle intercettazioni se conterrà misure censorie contro la stampa, multe salate e carcere per i giornalisti. Non esiste una soluzione da “bavaglio tecnico”, come ha osservato Beppe Giulietti su queste pagine, che possa essere accettata senza colpo ferire.

Mastella, prima, Alfano poi hanno potuto misurare come e quanto ci sia nel Paese chi non cambia parere sui principi di fondo e sui parametri del diritto dei cittadini alla piena informazione, indifferentemente dal colore dei governi. E’ così e sarà cosi anche per il Governo tecnico che, sulla materia, sembrerebbe volersi lanciare in uno spericolato progetto, sia pure attraverso uno sforzo di comunicativo sulle priorità:

“Niente legge intercettazioni, caro Pdl che la vuoi a ogni costo, se non dai il via libera al progetto di legge anticorruzione”, è il messaggio che si fa filtrare. Il paradigma di uno scambio, che è improponibile. La corruzione si combatte innanzitutto con la trasparenza, non con il silenzio stampa di Stato.

Il ministro della Giustizia Severino è prudente e sa agire con senso politico, a dispetto del suo essere grande tecnico, anzi grande dottore del diritto. Rinunci a scivoloni inutili, non faccia accreditare messaggi che appaiono come disponibilità a scambi sbagliati. Sulla quella strada nel Paese non si potrà passare. Una legge sugli ascolti c’è già - è quella, se non ricordo male – firmata dall’allora Guardasigilli Piero Fassino, con consenso sostanziale anche del centro destra.

Il ministro e il Governo dovrebbero sapere bene, se la esaminano a fondo quella legge. che non ne serve un’altra e che non è proprio il caso di aprire un fronte contro la stampa e i cittadini.

da www.articolo21.org

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