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Sgombrata a Roma la Città dell'Altra Economia

Era da poco spuntato il sole quando il blitz delle forze dell'ordine ha bruscamente interrotto l'occupazione della Città dell'Altraeconomia da parte dei soggetti che storicamente l'hanno animata in questi anni e che si oppongono alla cordata trasversale (soggetti legati alla lega delle cooperative e altri emanazione diretta di Alemanno) che li ha sfrattati dai locali dell'ex Mattatoio. È un anno e mezzo che si scontrano due modelli opposti: l'economia solidale contro una concezione commerciale della green economy.

L'azione avviene all'indomani di un incontro tra gli occupanti e tre rappresentanti della cordata vincitrice del bando: Salvatore Buzzi della coop. 29 giugno, Enrico Erba e Andrea Ferrante dell'Aiab. L'incontro doveva servire a iniziare un percorso di dialogo con gli occupanti. E, stando al comunicato dei difensori della Cae sembrava che in quella sede fosse stato riconosciuta agli occupanti la legittimità a proseguire le attività e le progettualità portate avanti in questi anni alla Cae. Oggi doveva tenersi un altro incontro per impostare, così speravano gli occupanti, una sorta di trattativa. Invece, in pieno stile cileno, è arrivato lo sgombero all'alba e dieci persone sono state denunciate per occupazione abusiva.

Dopo neanche un'ora si sono presentati alla Cae, Francesco Coccia (Comune di Roma), Enrico Erba (Aiab), Andrea Ferrante (Aiab) e Carlo Patacconi (Agricoltura Nuova) per prendere possesso dei locali espugnati. Per gli occupanti - che sono in assemblea dalle prime ore del mattino - è un segnale di connivenza tra realtà che si dichiarano altroeconomiche e pratiche aggressive ed antidemocratiche.

«Ribadiamo che la Cae appartiene a tutti i cittadini e le cittadine di Roma come spazi, esperienza e portato, e chiediamo una volta di più che ci sia garantito di proseguire il percorso avviato da tempo, che restituirebbe alla città un luogo di socialità, economia altra, elaborazione, formazione. Continueremo nella battaglia per la costruzione di spazi di progettazione di altreconomia vera, partecipata e democratica. Roma non ha bisogno di un altro centro commerciale della green economy».

da www.globalist.it

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