Tornano le Cannoniere.
Una quasi guerra tra l'Ecuador e la Gran Bretagna. Sapore di vecchia politica della Cannoniere. Ma l'impero inglese non c'è più. Salvo l'essere parte dell'impero dei cugini americani ai quali un favore non si può certo negare. Sete di giustizia sospetta quella degli organi di governo e giustizia e polizia di Sua Maestà Britannica. Se mai vi sarà estradizione dell'antipatico -sì, lo confesso, personalmente quel personaggio non piace, anzi, mi puzza, ma questo non basta certo a farne un colpevole- il suo trasferimento verso la Svezia sarà soltanto una tappa della sua destinazione finale: Stati Uniti. Quantanamo forse, tanto per fargli assaggiare i conti che lo spionaggio Usa ritiene di avere in sospeso con lui.
Investigazioni serie.
Eppure tutta la storia criminale con cui si è cercato di coprire l'imperdonabile offesa,
a guardar bene non regge molto. Mentre è un classico nelle trappole spionistiche. Sesso. In Kgb dei vecchi tempi aveva una vera e propria scuola di abbordaggio spionistico femminile che loro, inelegantemente, chiamavano Casino. Ma scritto in caratteri cirillici stempera il concetto. Comunque, il primo sasso del dubbio lo lancia proprio la stampa inglese. Non i tabloid da cronache televisive italiane. Il prestigioso Daily Miror e il suo giornalista investigativo di punta Richard Pendlebury già nel dicembre del 2010. Andando a ficcare il naso sul presunto luogo del "delitto". Svezia recondita. Bella pagina di giornalismo.
Reporter ficcanaso.
«Una mattina d'inverno in Scandinavia, boschi, il suono di una campana scivola attraverso la città dalla neve di Enkoping. Un presagio per fondatore di WikiLeaks Julian Assange?». Incipit poetico con qualche altra curiosità: «Oggi, questo piccolo centro industriale, 40 miglia a ovest di Stoccolma, rimane più noto come il luogo di nascita della chiave inglese». Che era in realtà era dunque una chiave svedese. Chiave americana invece quella che hanno provato a dare in testa all'assatanato Assange, cui le belle donne indubbiamente piacciono. Ma ciò, per fortuna, non è reato salvo forse che per le chiese. Ma Assange è ingenuo o scemo.
Sesso e spionaggio.
Sottrae 250 mila file classificati della diplomazia statunitense e poi cede alle profferte d'amore di una incontenibile ammiratrice che aveva appena incontrato in un seminario. Notte di passione e successiva denuncia della offesa ammiratrice alla polizia per stupro. Torniamo al racconto sul campo: «La polizia di Stoccolma vuole interrogarlo in merito [...] ma resta un punto interrogativo enorme. Molte persone credono che i 39 anni della donna violata, di origine australiana, faccia parte di una trappola». Poi esce il bis. Oltre a "Sarah" (nome di copertura), c'è anche "Jessica" che sostiene di essere stata violentata da Julian Assange.
Passione sotto zero.
Ma seguiamo la ricostruzione del nostro reporter. «La storia inizia il 11 agosto di quest'anno, quando Assange è arrivato a Stoccolma per un seminario su 'guerra e il ruolo dei media' [...] Il suo punto di contatto è stato un funzionario di partito donna, che chiameremo Sarah. Una bionda attraente, Sarah, e nota 'femminista radicale'». «In una serie di conversazioni su Internet e telefono, si è convenuto che durante la sua visita avrebbe potuto rimanere nel suo piccolo appartamento lontano dal centro di Stoccolma. Ha detto che sarebbe stato lontano dalla città fino al giorno del seminario stesso».
Militanza violata.
I dettagli di accusa e difesa dallo stupro denunciato da "Sarah" non sono esaltanti.
Poi spunta "Jessica". «Jessica avrebbe raccontato in seguito alla polizia che aveva prima visto Assange in televisione alcune settimane prima. Lo aveva trovato 'interessante, coraggioso e ammirevole'. Di conseguenza, cominciò a seguire la saga di Wikileaks, e quando ha saputo della sua visita a Stoccolma ha contattato il Movimento Confraternita di volontariato per aiutare durante il seminario. Anche se la sua offerta non è stata accolta, ha deciso di partecipare al convegno e ha comunque un gran numero di foto di Assange scattate durante il suo discorso di 90 minuti».
Violentatore serial.
La confusione tra Sarah e Jessica è enorme. Forse per lo stesso assatanato Assange. Ma i dettagli sono tanto pruriginosi quanto inutili. C'è di mezzo anche la storia di un preservativo rotto. «Jessica era preoccupata per una eventuale malattia sessuale, o addirittura di poter rimanere incinta: e questo è dove la storia prende una piega interessante. Ha poi deciso di telefonare a Sarah per confidarle di aveva avuto rapporti sessuali non protetti con lui. A quel punto, Sarah ha detto che anche lei, aveva dormito con lui». «Cosa deve aver provato Sarah nello scoprire che l'uomo che era stato a letto con lei tre giorni prima si era già occupato di un'altra donna?». Domanda e dubbio impertinente.
Nessun mandante Usa.
Poi, non per fatalità, il caso monta. Polizia, intervento della magistratura. Ma soprattutto, la notizia viene fatta filtrare su un giornale scandalistico. Ed è ancora "Sarah" a condurre le danze. «Respingendo le accuse di un complotto internazionale per intrappolare Assange, ha aggiunto, precisazione non richiesta: 'Le accuse non sono state inventate dal Pentagono o da chiunque altro. La responsabilità di quello che è accaduto a me e all'altra ragazza è di un uomo con una visione contorta della donna, che ha un problema ad accettare la parola No». E le due denunciati schierano l'avvocato Claes Borgstrom, un sostenitore di spicco per estendere la definizione giuridica di stupro.
L'avvocato di Assange,
Mark Stephens, denuncia invece come tutto risulti una «Acrobazia politica per portare il fondatore di WikiLeaks ad essere consegnato alle autorità americane (la Svezia ha un trattato di estradizione con gli Stati Uniti). Egli è responsabile di una valanga di perdite di valore politico per gli Stati Uniti. Che sia anche colpevole di reati sessuali resta tutto da vedere. Ma più si viene a conoscere sul caso, più le accuse semplicemente non suonano vere». Terreno minato anche per noi semplici cronisti di genere maschile. Sempre appellandoci al Daily Miror: «A differenza della campana in Enkoping, le accuse non suonano vere».
Conclusione italiana.
Ripartiamo dalla premessa: se mai vi sarà estradizione dell'antipatico Assange, col suo trasferimento forzato dall'Inghilterra, la Svezia sarà soltanto una tappa della sua destinazione finale: Stati Uniti. Quantanamo forse, tanto per fargli assaggiare i conti che lo spionaggio Usa ritiene di avere in sospeso con lui. Quindi la partita sulle vere o presunte violenze sessuali in Svezia diventa un alibi per interessi ed obiettivi molto più sporchi. Vada e resti in Svezia Assange. E se venisse riconosciuto colpevole di abusi sessuali venga severamente punito, ma in Svezia, senza estradizione per spionaggio. Per non offendere una seconda volta le donne.