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Occupy contesta Obama per la vicenda di Wikileaks

Finisce a botte fra gli attivisti per i diritti civili e i sostenitori di Obama. Nulla di grave, beninteso: qualche sedia rotta, un po' di spintoni, molti insulti. E sei ragazzi fermati. Per "violazione di domicilio". Forse nulla di grave dal punto di vista dell'ordine pubblico ma sicuramente un segnale. Un brutto segnale che sta ad indicare che, rispetto a quattro anni fa, si è spezzato - in modo quasi irrecuperabile - il feeling che univa il primo presidente nero ai movimenti sociali.

L'episodio di cui si parla è avvenuto ad Oakland, proprio di fronte a San Francisco. Qui un gruppo di "veterani contro la guerra" e di "Occupy Oakland" ha invaso pacificamente la sede del comitato elettorale di Obama. Obbiettivo? Protestare per il trattamento che l'America riserva al soldato Bradley Manning. Come si sa, quel soldato da quasi ottocento giorni è detenuto in un carcere militare. Detenuto in condizioni che una commissione Onu ha definito "brutali, inutilmente brutali". E' accusato di aver passato a Wikileaks - che poi le ha rese pubbliche - notizie e immagini sulla violenza dei soldati americani in Afghanistan e Iraq.

E' accusato di aver trasmesso il famoso filmato - che ormai tutti in rete chiamano "Collateral Murder" - dove si vede un gruppo di marines far fuoco e sterminare un gruppo di inermi contadini. Per questo, un tribunale militare lo sta giudicando e lui deve rispondere nientemeno che di "alto tradimento" e di collusione col nemico.

Da mesi, in America è in corso una campagna di sensibilizzazione sul suo caso. In un'occasione, un gruppo di militanti riuscì ad entrare in contatto col Presidente Obama. E al capo della Casa Bianca, gli attivisti riuscirono a chiedere cosa ne pensasse della brutale detenzione di Manning. La risposta fu agghiacciante: "Chi ha sbagliato deve pagare", disse.
Frase che ha fatto il giro del web, frase che è suonata come una sentenza, quando ancora deve arrivare il giudizio della corte militare.

Così l'altro giorno, un gruppo di attivisti e veterani ha provato ad "occupare" simbolicamente la sede del comitato elettorale di Obama. Con uno scopo: mandare alla Casa Bianca un fax. Con sù scritto due semplici frasi: "Nel maggio dell'anno scorso Lei ha detto che l'informazione è un potere ma è anche un diritto. Noi ora le chiediamo di onorare quelle parole battendosi per la libertà di Bradley Manning".

All'inizio la protesta, tutta registrata da un telefonino, si è svolta quasi nel disinteresse dei membri del comitato elettorale. Poi, quando uno dei veterani si è collegato, sempre col cellulare ad una radio, lo staff di Obama ha perso la calma. Sono volate sedie, spintoni. Qualche schiaffone.
Tutto è durato pochissimo. Ma qualcuno aveva già chiamato la polizia. C'è stata un'ulteriore trattative fra i manifestanti e il comitato elettorale. Gli uomini di Obama hanno accettato di mandare il fax alla Casa Bianca, in cambio hanno preteso che lasciassero la sala. Tutto finito? No, perché fuori del "comitato" c'erano gli agenti che hanno fermato sei ragazzi. Sono finiti al posto di polizia.
da www.globalist.it

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