L'addio di Floris fa scattare l'allarme sulla mancanza un progetto per l'informazione.
di Vittoria Muller
"Floris cacciato da Renzi? Stiamo scherzando? Matteo è stato il primo a dire concretamente che la politica deve uscire dalla Rai. Faccio osservare che da quando è arrivato non ha cambiato nessun direttore". Neanche il direttore generale. Questo non lo dice Michele Anzaldi, segretario della Commissione di Vigilanza e vicinissimo al premier Matteo Renzi. È il primo a parlare, a chiedere come sia stato possibile lasciarsi sfuggire "uno dei migliori conduttori del servizio pubblico".
Per Anzaldi, l'addio del conduttore di Ballarò è un fatto grave. Punta il dito contro chi ha mal gestito la trattativa. Trattativa che per l'esponente PD è stata "maldestra e discutibile" e ha chiuso Anzaldi: "Non si capisce come sono andate le cose...".
Come sono andate le cose è difficile da ricostruire, soprattutto quando sul tavolo ci sono tanti soldi. Le persone fanno i conti in tasca e sentimenti e riconoscenza hanno il peso che hanno, sulla bilancia sono destinati a perdere. Detto questo, e registrata l'ennesima fuoruscita dalla Rai, in Rai sembra resistere un problema che è centrale e che richiede scelte immediate e coraggiose, magari non dettati da simpatie e innamoramenti personali. Il tema centrale è: "Che fare con l'informazione, sull'informazione, attorno all'informazione?".
Gira e rigira, il modello non può che essere quello di chi ha saputo fare, e fa, meglio di noi, la BBC. Ma la Rai, come cantava Arbore, non è la BBC. Questo è anche vero, ma senza andare a rigirare nelle ferite le tante spine, anche economiche, della Rai, o si cambia radicalmente, o si muore. O arriva qualcos'altro maledettamente somigliante alla morte. A Saxa Rubra domina la voce di un accorpamento di Tg2 e Rainews24. È stato scritto, gira. Sembra essere un sondaggio, per capire l'effetto che fa.
E la voce fa girare qualcosa anche nella zona bassa del direttore del Tg2, Masi. L'idea sembra nascere solo sulla base di un'idea, poco scientifica, che tutto debba girare attorno alle fortune a venire (non di quelle acquisite) del vertice di Rainews24. Questo e nient'altro sotto il vestito (dell'idea). A fronte di questa ipotesi, che potrebbe essere spacciata per un passo in avanti verso qualcosa che non si sa, al Tg2 temono che, essendo il tutto una bolla di sapone per far passare la sensazione che qualcosa si muove, alla fine si ottenga un solo risultato: una gonnella al Tg2 lì dove siede Masi. E Masi? Allo Sport, al posto di Mazza, che paga come Prandelli, ma senza ottenere un'altra panchina operativa. Panchine incerte anche nelle altre palazzine di Saxa e sulla plancia della rete ammiraglia. Se si procede, il mare diventa incerto per tanti.
Tutto sembra assai distante - diciamolo - dalla necessità di pensare magari, per esempio, e finalmente, ad un canale serio tutto dedicato all'informazione, capace di spaziare dal mondo al local passando dall'informazione sull'Italia, non sui Palazzi italiani. Una nuova realtà editoriale, una cosa seria, che recuperi, aggiornandola, l'idea di una terza rete un po' più pubblica delle altre. Attorno a questa rete, l'esperienza dell'all news da fare uscire dalle incertezze, l'esperienza del miglior Tg3 e la forza di un servizio sul territorio (la mastodontica Tg3) tutto da rivoltare, sia nel modello che nella missione e nel linguaggio.
Potrebbe essere un buon punto di partenza, ed anche un approdo. Idea che richiede, però, un vertice editoriale, un timone all'informazione del servizio pubblico, capace di prevenire anche le fughe e i conseguenti buchi (che poi magari si vanno a rattoppare male, e con la stoffa sbagliata), capace di rimodellare e contemporaneizzare una macchina delicatissima, che non si può permettere lunghi periodi di incerta elaborazione, per giunta viziata da false motivazioni finali diverse dalla necessità di un servizio pubblico migliore e libero.