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Il silenzio degli incoscienti

di Vania Lucia Gaito, autrice del libro-testimonianza “Viaggio nel silenzio”
testo raccolto da Arianna L’Abbate

“[...] prometto di custodire fedelmente il segreto pontificio nelle cause e negli affari che devono essere trattati sotto tale segreto, cosicché in nessun modo, sotto pretesto alcuno, sia di bene maggiore, sia di causa urgentissima e gravissima, mi sarà lecito violare il predetto segreto.”

Questa la formula del giuramento del segreto pontificio che il “De delictis gravioribus” impone sulle “cause e gli affari” da trattare sotto l’esclusiva giurisdizione dei Tribunali ecclesiastici, tra cui i procedimenti a carico dei preti pedofili. Un silenzio perpetuo che nega ogni possibilità di denuncia alle autorità civili e si presta a dare continuità a quella pratica storica che la Chiesa Cattolica, retta da una teocrazia assoluta, ha affinato nel corso dei secoli: quella dell’insabbiamento. Dell’occultamento di ogni elemento di scandalo e di minaccia alla propria esistenza e supremazia politica.

Ma la vicenda degli abusi sessuali compiuti da preti su minorenni, che ciclicamente attraversa il Vaticano, al di là dei silenzi imposti da un lato e degli annunci di tolleranza zero dall’altro, occulta una verità più profonda, e forse più indicibile. Che è questa: la Chiesa non è pronta a contrastare davvero il problema della pedofilia. E non lo è perché per farlo, dovrebbe affrontare al suo interno e in modo radicale il tema della sessualità.

Da questo punto di vista, la questione del celibato è solo secondaria. La vera pietra dello scandalo sono i seminari e l’educazione sessuale che qui ragazzi ancora preadolescenti subiscono. Pilastro di questa educazione è la concezione della donna, che separa due tipologie: da una parte Maria Vergine Immacolata, una figura distante anni luce dalla donna reale; dall’altra Eva, la tentatrice, colei che induce costantemente al peccato.

Durante la permanenza nei seminari, i preti più anziani sono soliti ripetere ai ragazzi: “attenti alle donne, vi rubano la virtù”. E nel frattempo alcuni ne abusano ritualmente, a mo’ di iniziazione, come le stesse vittime mi hanno raccontato. Questa violenza, associata alla demonizzazione della figura femminile, crea nell’immaginario dei ragazzi una frattura: la donna diventa una figura angosciante e l’angoscia si riattiverà a ogni contatto con la figura femminile. Lo schema dell’abuso, allo stesso modo, sarà imparato e reiterato nel futuro. Questa è una delle ragioni per cui vittime dei preti pedofili sono più i bambini che le bambine.

Infine, come conseguenza dell’educazione sessuofobica, la maturità psicosessuale degli adolescenti è bloccata. Una volta adulto, il seminarista ora prete cercherà la compagnia dei coetanei, cioè degli adolescenti.

Non a caso la Carta dei diritti del fanciullo delle Nazioni unite (1989), prescrive che i bambini debbano rimanere in famiglia per crescere nell’ambiente più consono a uno sviluppo normale ed equilibrato, evitando che avvenga uno “strappo” educativo proprio negli anni a ridosso della delicata età adolescenziale. Il documento, che il Vaticano non ha mai sottoscritto, ha portato alla chiusura di seminari minori in molte parti del mondo, tranne che in Italia, dove ce ne sono ancora 123.

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