“ Ciao, Matteo ...
“ Ciao, Silvio....
“ Come stai ? “
“ Uno stress... sempre scappando di qui e di là... sai, ora ora la Finanza che mi segue come un'ombra...“
“... Tu la Finanza, io Fini ... va bé, poi vediamo con Giulio ... senti, ho un problema con mia moglie, sai, la vicenda degli alimenti... non è che puoi parlare con il suo avvocato ?... “
“ IO ? “
“ Scusami... dimenticavo... ho un'idea, manda qualche stalliere...
sai, è un legale appassionato di cavalli...”
“ Devo essere convincente ? “
“ Beh, insisti... insisti molto... ho già tanti problemi, in tribunale proprio non ci vorrei andare...
e poi Veronica a volte sa essere davvero irritante... “
“ Ho capito. Poi ti faccio sapere... “
Da un controllo delle utenze del pericoloso latitante Matteo Messina Denaro, si evince che il suo interlocutore era il presidente del Consiglio, Berlusconi Silvio. I due parlavano con una certa libertà, perché convinti di comunicare attraverso una linea protetta da sistemi anti-intercettazione. Si rimette questo atto al GIP per consentire la richiesta di autorizzazione a procedere prevista dall'attuale normativa.
Ecco, questo sarebbe più o meno il report di un PM che beccasse una telefonata (del tutto ipotetica, per carità...) tra il premier e l'erede di Totò Riina. Se la legge attualmente in discussione andasse a buon fine, il giudice dovrebbe prima interrompere immediatamente le intercettazioni, in quanto viene identificato come interlocutore del mafioso un parlamentare, e quindi chiedere alle Camere l'autorizzazione a procedere con le indagini. Tempi previsti, nel migliore dei casi : tra i 10 e i 14 giorni. Chiedete a qualsiasi poliziotto cosa vuol dire questo per indagini come quelle di mafia, dove un “ intercettato “ - come Moggi ben sa – cambia fino a 4/5 schede telefoniche al mese, e dove, già ora, ci vuole un decreto ad hoc per ogni autorizzazione per ogni scheda.
Se questa legge fosse stata già vigente, non avremmo saputo nulla di Calciopoli ( e di chiunque ne sia implicato, oltre ai già condannati Moggi e Giraudo ), degli orrori della clinica Santa Rita, in cui i medici mettevano protesi a seconda del rimborso che si otteneva ( “ e poi quello aveva 80 anni, mica dobbiamo vivere 120 anni” diceva uno dei primari ), di quelli che ridevano dentro al letto pensando agli appalti che gli sarebbero arrivati dopo il terremoto, dei “ furbetti del quartierino”. E per dimostrare quanto importi della privacy degli altri al nostro premier, ricordiamo come andò a finire sul Giornale di famiglia la famosa telefonata di Fassino di “ Allora, abbiamo una banca”.
Alla vigilia di Natale del 2005,ad Arcore, il responsabile della RCS- Research Control System, Roberto Raffaelli, fa sentire a Silvio Berlusconi, seduto nel suo soggiorno, un colloquio illegalmente estrapolato dalle intercettazioni che Raffaelli sta compiendo per conto dei ROS.
Il premier l'ascolta e gli dice che gliene sarà sempre grato. Dopo una settimana, le parole di Fassino e Consorte sono su Il Giornale. Alla faccia del rispetto della privacy