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La piazza diffusa e le nuove TV

Non sarà una manifestazione da misurare con i numeri, questa di oggi. Non ci saranno cifre degli organizzatori che fanno a cazzotti con quelle della Questura. Intanto, perché non sarà solo una piazza a raccontare le nostre ragioni ma molte piazze, e su più livelli. A partire da quelle reali (da Londra a Lucera, da Parigi a Padova) e continuando con quelle “virtuali”, – non meno importanti- con l'esperimento di Libera Rete, 272 web tv, che – insieme Sky a Rainews – costituiranno il network di siti, canali digitali, locali e satellitari che ripeterà le immagini che dicono “no al bavaglio” in tutte le sue forme. Una dimensione particolarmente interessante, questa di Libera Rete, perché non è solo un mezzo, ma è essa stessa il fine per cui si combatte: realizzare compiutamente la libertà d'informazione. E perciò, seppure in forma meno eclatante del primo esperimento, quello di Santoro e di “RAI per una notte”, sarà questo uno di terreni su cui misurare concretamente il successo di questa giornata. Attenzione, allora, a quanto succederà dalle 17 al teatro 'Lo Spazio' di Roma, quartier generale dell'iniziativa.

L'altro criterio con cui misurarci sarà quello delle idee: se, come e quanto questo movimento, a partire dal popolo Viola, riuscirà a rilanciare idee e iniziative forti, a non vivere su una dimensione soltanto difensiva, a mettere insomma i piedi nel piatto della politica.

Ad esempio, proponendo due leggi di iniziativa popolare: una europea, che fissi i principi della libertà di stampa, e una, italiana, sul conflitto d'interessi, che rimedi all'imperdonabile sottovalutazione del PD. La storia di queste settimane ci dimostrano che Berlusconi può essere fermato, ora lo sappiamo. Ma nulla è scontato. La vicenda della Camera, dove la maggioranza ha imposto di discutere il DDL Alfano il 29 luglio, dimostra che non sarà facile, perché su questa vicenda non molla. Sarà un'estate decisiva, questa, per la democrazia italiana. Perché è ovvio che l'attacco alla libertà di stampa non è che il primo atto del rovesciamento costituzionale che ha in mente Silvio e il suo staff di stallieri.

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