In un paese di vecchi ci sono giovani che hanno paura di vivere e vecchi che si immaginano oltre la morte. Una conversazione con Susanna Bucci, di UNICEF Italia.
Susanna Bucci, da dieci anni all’UNICEF, l’organizzazione dell’ONU che si occupa dell’infanzia nel mondo, è da tre anni il direttore della comunicazione della sezione italiana dell’organizzazione. Da alcuni anni, UNICEF raccoglie fondi anche tra gli anziani che hanno la possibilità di destinare lasciti testamentari a favore di progetti di aiuto ai bambini nelle aree più disagiate del mondo.
Bucci, lei mi vorrebbe far credere che ci sono persone molto anziane che devolvono i loro averi, immaginando la vita futura di bambini di cui non conoscono nulla?
(“Un vecchio e un bambino si preser per mano e andarono insieme incontro alla sera; la polvere
rossa si alzava lontano e il sole brillava di luce non vera”…)
Quello che posso dire sono semplicemente i fatti: l’anno scorso i lasciti testamentari a favore dell’UNICEF sono stati circa 8 milioni di euro.
(“L’ immensa pianura sembrava arrivare fin dove l'occhio di un uomo poteva guardare e tutto d' intorno non c'era nessuno: solo il tetro contorno di torri di fumo”...)
Sono persone abbienti, magari arrabbiate coi parenti, si sa, a volte i vecchi sono biliosi, vendicativi, si sentono soli…
(“I due camminavano, il giorno cadeva, il vecchio parlava e piano piangeva: con l' anima assente, con gli occhi bagnati, seguiva il ricordo di miti passati”... )
No, non credo. La nostra esperienza ci dice che sono persone che conoscono il valore dei denari e vogliono fare qualcosa di utile. Conoscono il valore della vita e i valori che hanno avuto la fortuna di accumulare nella loro vita. E, molto semplicemente, questi valori li dedicano ai bambini.
(“I vecchi subiscon le ingiurie degli anni, non sanno distinguere il vero dai sogni, i vecchi non sanno, nel loro pensiero, distinguer nei sogni il falso dal vero”... )
Bucci, mi sta dicendo, quindi, che mentre i giovani non hanno nessuna voglia di pensare al futuro, gli anziani riescono a immaginarsi anche oltre la fine biologica della loro esistenza? Tanto da pensarsi nonni, utili alla vita di bambini che con loro non hanno neppure un benché minimo rapporto di parentela?
(“E il vecchio diceva, guardando lontano: ‘Immagina questo coperto di grano, immagina i frutti e immagina i fiori e pensa alle voci e pensa ai colori’ ”…)
Direi, molto più semplicemente che fanno quello che pensano utile agli altri. Non è forse quello che dovremmo fare sempre tutti noi? Vede, io non credo che l’età sia inversamente proporzionale all’immaginazione di un futuro migliore.
(“e in questa pianura, fin dove si perde, crescevano gli alberi e tutto era verde, cadeva la pioggia, segnavano i soli il ritmo dell' uomo e delle stagioni...")
Perciò la vecchiaia non significa l’affievolirsi della voglia di vivere, anche i vecchi possono voler cambiare il mondo e si può continuare a sognare qualcosa di buono, anche oltre la possibilità di viverlo in prima persona?
(“Il bimbo ristette, lo sguardo era triste, e gli occhi guardavano cose mai
viste e poi disse al vecchio con voce sognante: ‘Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!’")
Non so. Quello che sto dicendo è che le persone sono disponibili a conoscere la realtà del mondo e ad agire concretamente per curare, far crescere, far studiare e progredire milioni di bambini che altrimenti
morirebbero prima del quinto anno di età. Tra queste persone, ci sono gli anziani. Grazie ai loro lasciti testamentari siamo riusciti a fare molte cose buone. Per centinaia di migliaia di bambini.
Dunque, ci sono vecchi che non hanno paura di morire. Ci sono i bambini che hanno bisogno di non aver paura di vivere. Ci sono vecchi che pensano a quei bambini. In una società in cui “vecchio” è un epiteto, se non l’anticamera della morte, possiamo azzardare il rovesciamento del paradigma consumistico, quello che vuole che una marca si occupi del suo cliente dalla culla alla tomba. In barba alla consuetudine che vorrebbe la vecchiaia condannata alla televisione, scopriamo che ci sono vecchi che invece hanno una visione: dalla tomba alla culla.
(ndr: un ringraziamento a Francesco Guccini, inconsapevole coautore di questo articolo)