Enrico Ghezzi intervista George Romero, uno dei padri dell'horror
“Sono elementi perturbanti che innescano un cambiamento”
Sarà sotto le guglie del Duomo, alla Milanesiana, il 12 luglio, dove risponderà alle domande di Enrico Ghezzi sul genere di cui è uno dei maestri riconosciuti: l'horror. Lui è George Romero, il padre di ogni zombie cinematografico, e una delle sue frasi preferite è: “Sei veramente libero di fare un film solo se lavori o con pochissimi o con tantissimi soldi” . E la sua storia, quella che lo ha visto esordire girando “ La notte dei morti viventi”, lo conferma.
E' il 1968, lui e il suo amico John A. Russo mettono insieme 10mila dollari per fondare una piccola casa di produzione, la Image Ten Production e girano un film che fonderà un genere: lo zombie movie. “ Il mio problema era che in quegli anni i film dovevano parlare direttamente di politica, senza metafore – dichiara Romero in una recente intervista – mentre è chiaro che si può raggiungere un pubblico molto più vasto e interessante se riesci a raccontare il mondo in maniera traslata. Io non sono come Micheal Moore, io non voglio fare il predicatore, i miei non sono film prettamente politici. Ma esprimo la mia opinione sul mondo. E ho sempre simpatizzato per gli zombies. Rappresentano il popolo senza idee autonome che però, a un certo punto, stanco dei soprusi, si ribella. Eravamo noi, quelli del '68. E ora siamo morti, i nostri ideali sono morti, no ? Io sono uno zombie”.
Romero, in Italia in questi giorni per presentare a Milano il suo ultimo film “Survival of the dead”, per quanto riguarda la mitologia degli zombi, ha detto che questa volta verrà finalmente spiegata l’annosa questione del rapporto tra animali e zombi; nei suoi film infatti non si sono mai visti animali zombificati, ne si sa il motivo per cui gli zombi non si cibino di essi. Romero parlerà anche di due suoi nuovi progetti, quello – più volte annunciato e smentito- di un remake 3D di “ Profondo Rosso” e l'altro , “Diamond Dead”, storia di un complesso di zombie rock, un suggestione a metà tra “Rocky horror” e “The Phantom of the Opera”. Vedremo Ghezzi cosa sarà capace di fargli anticipare di questi progetti.
Quello che è interessante, in questi tempi di “emo”(i seguaci della saga di Twilight) è invece la sanguigna carnalità del produttore di zombies. Paragonati ai vampiri vergini o aspiranti tali, i “morti viventi” di George sembrano molto più vitali. Anche perché il suo è un horror orgiastico, materiale e molto più reale del rarefatto, aristocratico e decadente mondo neodraculesco dell'alleanza vampiri-licantropi. Che, nonostante il box office ( o i sondaggi... ) non riesce a debellare e a sconfiggere lo spirito dello schiavo ribelle di haitiana memoria. Perciò, nella lotta tra i due miti dell'horror, non c'è dubbio che quello più simpatico sia quello delle creature di Romero, per quanto brutte, sporche e cattive, o forse proprio per questo. Perché, per dirla con Moretti, non c'è dubbio che una certezza c'è: il vampiro vive nei castelli, non paga l'ICI ed è di destra. Lo zombie vive sottoterra, paga l'IRAP ed è di sinistra.