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Pippo Delbono

Sangue, un film sulla morte come sacramento folle

Doppio giro di vite nel cinema come poema di Pippo Delbono

di Riccardo Tavani

Si dovrebbe guardare al cinema di Pippo Delbono come a un unico spazio poetico-narrativo, fatto di canti, proprio come in un poema. Questo di Sangue è fin qui il canto più scabroso, sia per il tema-girone in cui ci fa scendere, sia per le due figure che ci mette nella carne viva e negli occhi. Il tema di questa cantica è quello della morte. La prima figura è la vecchia madre del poeta, che e-sangue scivola, prima bisbigliante poi sempre più muta, dal letto di casa a quello d’ospedale, all’esposizione nella camera mortuaria, al gorgo meticolosamente piombato di una bara. La seconda figura è quella visceralmente repulsiva nell’inconscio pubblico, ancora oggi, di Giovanni Senzani. Capo delle Brigate Rosse nel sangue acceso del suo capitolo finale, è responsabile anche dell’esecuzione di Roberto Peci, fratello del pentito Patrizio, in un luogo desolato e sporco della periferia romana.

L'Amore Carne, l'amicizia vivente e il dispositivo elettronico

Nel nuovo film di Pippo Delbono: Agamben, Ferraris, McLuhan e l'oltre genere cinematografico

di Riccardo Tavani

Se c'è un protagonista di questo film “oltre genere”, è l'amicizia, ancora prima dell'Amore Carne del titolo. “Oltre genere” perché non abbiamo alcun modo di incasellare in qualche genere cinematografico costituito questa opera per voce poetante e telefonino errante del geniale teatrante e trasmigrante d'arte Pippo Delbono.

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