di Vincenzo Vita
Lukacs avrà sorriso nella tomba. Quando il Senato ha votato nel disinteresse e per alzata di mano il testo del governo sulla Rai. Ora legge della Repubblica. Un finale penoso ma realistico, infatti, corrispondente alla pericolosa mediocrità dell’articolato. Cui, si potrebbe supporre -in bonis- numerosi parlamentari hanno dato un’adesione distratta e forse imbarazzata. Già la passata settimana era mancato per due volte il numero legale. Tanti favorevoli di oggi erano, invece, critici rispetto al tentativo di portare la Rai sotto il controllo dell’esecutivo. Come lo erano rispetto all’invasione mediatica di Silvio Berlusconi. Ora il quadro si è capovolto e una normativa che avrebbe visto crescere opposizione e barricate al cospetto del centrodestra a palazzo Chigi, passa disinvoltamente come una “varia ed eventuale” qualsiasi. Altro che patto del Nazareno. Qui si assiste alla soggezione diffusa al Capo, cui non è lecito ribellarsi neppure di fronte ad una svolta reazionaria che ci fa assomigliare paurosamente all’Ungheria o alla Bulgaria. Dove il governo sorveglia e punisce.