Jeff lo Squartatore. Avete mai provato la tentazione di farvi sterilizzare? A me è successo mentre leggevo un articolo sul fondatore di Amazon e sul modo in cui ha stravolto l’industria editoriale.
Realizzare che il destino di questo settore è nelle mani di Jeff Bezos fa venire voglia di risparmiare a delle piccole creature innocenti l’avventura di nascere in questo mondo.
Penserete che stia esagerando, ma vi regalo un estratto dal suo proprio verbo:
«A me scoccia un sacco dover leggere un libro tradizionale, perché non è pratico. Girando le pagine, il libro si chiude sempre improvvisamente e al momento più inopportuno».
Dice a riguardo il famoso editore Jason Epstein, fondatore della New York Review of Books:
«Una civiltà senza librerie è inimmaginabile. Come i santuari e altri sacri luoghi d’aggregazione, le librerie sono un essenziale artefatto della natura umana. La sensazione di un libro preso dallo scaffale e tenuto fra le mani è un’esperienza magica, che connette scrittore e lettore».
Le smorfie di terrore sul mio volto non sono state causate da una qualche visione retrograda e nostalgica dell’editoria tradizionale. Io stessa faccio uso e abuso del mio kindle. Ciò che mi ha davvero spaventato è stato il fatto che l’industria editoriale attuale stia diventando un monopolio nelle mani di un individuo senza la minima sensibilità letteraria.
Un vecchio datore di lavoro di Bezos, già professore di economia alla Columbia University, lo definisce «un marziano per niente amichevole». Una sua ex impiegata, Nichole Gracey, che ora si rifiuta di comprare su Amazon e ha iniziato a boicottare l’azienda su internet, afferma che «Jeff Bezos non è umano e vuole letteralmente possedere il mondo delle vendite».
Bezos, nato ad Albuquerque nel 1964 da una madre adolescente e laureato summa cum laude a Princeton in Ingegneria elettronica e computer science, ha fondato Amazon (inizialmente nel garage di casa sua) nel 1995 sulla base di tre essenziali intuizioni: l’allora neonato Internet aveva un tasso di crescita spaventoso – circa 2300% all’anno –, possedeva le assolute peculiarità di abbattere le barriere geografiche, e consentiva la raccolta di un grandissimo numero di informazioni sui consumatori.
Viste le incoraggianti premesse, Bezos decise di cominciare il suo commercio online a partire dai libri, un mercato da 19 miliardi di dollari che negli Stati Uniti era governato per un quarto dalle grandi catene Barnes&Nobles e Borders.
Scelse proprio i libri – lui che non era esattamente un cultore delle lettere – per una assoluta peculiarità intrinseca a questo settore che si adattava bene alla sua intuizione che gli algoritmi della ricerca e accesso computerizzati gli avrebbero garantito la chiave del successo: «I libri sono incredibilmente insoliti in un aspetto, e cioè che si sono più elementi nella categoria libri che in qualsiasi altra categoria». Affermava Bezos. Difatti, un megastore di Barnes&Nobles può comunque contenere al massimo 175.000 titoli, Amazon, invece ne ospita un numero possibilmente infinito. Bingo.
Inoltre, l’astuto signor Bezos si ricordava bene del caso Quil Corp v. North Dakota, con il quale, nel 1992, la corte suprema degli Stati Uniti aveva stabilito che i commercianti erano esonerati dal far pagare tasse di vendita in quegli stati in cui non esercitavano una presenza fisica.
Nella morsa del ragno. Diciassette anni dopo la creazione di Amazon nel garage di casa sua, Spider Jeff ha già ammazzato un bel po’ di mosche: le librerie indipendenti negli Stati Uniti sono passate da 4000 a 1900, uno dei due ex oligopoli, Borders, è andato in bancarotta, mentre, l’altro, Barnes&Nobles, cerca di restare a galla come può.
Fino a poco tempo fa, Amazon controllava circa il 90% del mercato degli ebook. Dopo il lancio del Nook di Barnes&Nobles e dell’Ipad della Apple, ne controlla circa il 50-60%.
Ciliegina sulla torta, lo scorso aprile il dipartimento di giustizia americano ha fatto causa ai già martoriati maggiori colossi editoriali americani con l’accusa di complottare illegalmente con Apple per accordarsi sui prezzi degli ebook.
Scott Turow, presidente dell’American Authors Guild, ha commentato laconico: «C’è un’amara ironia in questa vicenda. Il governo sta per uccidere la libera concorrenza di mercato per salvare l’apparenza di una libera concorrenza di mercato. Questo sarebbe tragico per tutti quelli che come noi apprezzano i libri e la cultura che sostengono».
Commenti sul New York Times includevano: «Neppure se Bezos avesse orchestrato questa intera vicenda, avrebbe avuto un esito migliore per Amazon».
La verità è che fino al lancio del Kindle, nel 2007, il mercato degli ebook era praticamente inesistente, mentre ora cresce a un tasso del 400% annuo.
Per Mr Bezos, «i libri e la vendita dei libri sono dei dinosauri rotti del passato». Tant’è vero che su Amazon li vende con prezzi al di sotto dei livelli di profitto, per fare da traino ad altri prodotti come il Kindle e sensibilizzare i consumatori agli altri settori del commercio online.
Morale della storia: l’anno scorso Amazon ha registrato 48 miliardi di dollari di profitto, più di tutte le sei più grandi case editrici americane messe insieme. La compagnia ha un valore di mercato di circa 100 miliardi, e Bezos è il trentesimo uomo più ricco d’America.
E fuori dai sui order fulfillment centers ci sono perennemente le ambulanze per far fronte ai continui esaurimenti nervosi dei dipendenti. No, non sto scherzando.
da www.linkiesta.it