Cari tifosi che ululate buu quando lo vedete bello e terribile solcare il campo. Cari razzisti che vi nascondete dietro la codardia del tifo, cari lanciatori di banane, apologeti della purezza della razza anche quando è ladrona, cari imbecilli del "se saltelli muore Balotelli", in due immagini c'è la risposta alla vostra limitata visione del mondo: l'abbraccio commosso di Mario con la signora Silvia, la mamma che l'ha cresciuto a Concesio in una nuova famiglia italiana; la fierezza da combattente del ragazzo in posa scultorea dopo il secondo gol contro la Germania.
La storia è fatta di simboli, di immagini da trasmettere ai posteri, che fermano un istante irripetibile e continuano a raccontarlo, a riempirlo di significati sempre nuovi. Anche lo sport, con la sua epica, partecipa a questa costruzione comune di valori, di un immaginario. Allora io penso che l'abbraccio tra madre e figlio possa essere l'icona di questa nostra Italia che deve rimettersi in piedi, che deve tirar fuori energie nuove per uscire dalla crisi sociale e culturale in cui è sprofondata. Rappresenta il segno di un Paese che per risorgere deve abbandonare la mentalità arraffona, egoista, razzista che sta delineando il profilo culturale della società rendendola incivile. Deve uscire dagli anni oscuri, dall'ultimo ventennio di devastazione prima culturale e poi sociale, quindi politica.
Perché poi la mentalità è qualcosa che si diffonde per contagio. Per esempio mi colpiscono sempre negativamente i giornalisti, soprattutto sportivi, sempre pronti a giustificare la goliardia (traduci razzismo) degli ultras, a chiudere un occhio di fronte a un mondo corrotto fatto di scommesse e di comportamenti mafiosi come quello del calcio. A far finta di niente di fronte ai diritti civili calpestati nel nome scintillante del Dio Pallone.
Quella mentalità produce una società mediatica senza radici in un terreno culturale civile e condiviso. Produce la vignetta scellerata della Gazzetta dello Sport in cui Balotelli è uno scimmione appeso al Big Ben (il giornale ha chiesto scusa ai lettori, ma io mi chiedo come sia potuto succedere). Beh, oggi mettiamo questa foto di italiani, di famiglia nuova, di un Paese che non vuole essere in ostaggio degli imbecilli ululanti e razzisti e di una classe politica e mediatica che rappresentandoli ci sta trascinando a fondo. Una foto che attraversi lo sport per cercare di aprire un varco nella coscienza.
da www.globalist.it