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La Juve, una vittima degli arbitri ... - di Boris Sollazzo

C’è bisogno di qualcuno che difenda la Juventus. Parliamoci chiaro, è vittima di un complotto. Partiamo dall’assoluzione di Bonucci e Pepe: ma chi mai potrebbe ritenere quella squalifica tolta un vantaggio? Due giocatori così scarsi sono un regalo agli avversari.
Ecco, siamo sinceri, Mazzoleni nella Supercoppa italiana di Pechino ha fatto solo giustizia, ripristinando la parità: espellere Goran Pandev – noto come il Balotelli macedone per le sue intemperanze – e Camilo Zuniga era solo un tardivo rimettere le cose a posto. E pazienza se Simone Pepe, in verità, era in panchina: nessuno si accorge che è in campo neanche quando gioca.

E poi la Juventus aveva perso la Coppa Italia il 20 maggio, non poteva ripetersi l’oltraggio. E non date addosso alla FIGC: Agnelli jr jr ancora si lamenta di due scudetti revocati, c’è da capire se in Via Allegri volessero risparmiarsi una causa per 500 milioni di euro di risarcimento, la petulanza armata di un presidente rancoroso e di opinionisti che pensano alla diserzione partenopea dalla premiazione cinese della Supercoppa italiana come “vergogna mondiale” e a Conte come pronipote di Sacco e Vanzetti.

Detto questo, torniamo seri, facendo due doverose premesse: chi scrive tifa Napoli e la Juventus fino all’86imo ha fatto una partita straordinaria in cui ha tenuto testa e in alcuni momenti ha anche schiacciato un ottimo Napoli, costretto a giocare in contropiede da giocatori, soprattutto a centrocampo e in attacco, di altissima abilità tecnica e tattica.
Si è dimostrata una grande squadra, degna del campionato appena vinto. Ecco perché il Napoli ha sbagliato a non salire sul palco della premiazione (forse Mazzoleni in un raptus ha espulso tutti gli azzurri negli spogliatoi?), doveva essere la Juventus a rifiutarsi di ritirare la coppa.

Perché, francamente, il Napoli è stato scippato tanto quanto la squadra bianconera. Già, perché se il probabile ingresso di Lorenzo Insigne non avesse cambiato le sorti del match, il team bianconero avrebbe potuto vincere con merito. A Pechino si è tenuta una splendida partita tra due squadre che hanno mostrato colpi di classe e scontri decisi, che hanno messo sul campo tecnica e grinta. E chiunque avesse segnato il gol della vittoria, non avrebbe rubato nulla. “Sarebbe stata solo un meraviglioso spot per il calcio, in cui vincitrice e vinta si sarebbero battute fino all’ultimo e avrebbero rimpianto solo le occasioni sbagliate”, come dicono quelli bravi.

E invece no, Mazzoleni e i suoi cinque aiutanti – la Juventus, forse, doveva battere un record: giocare per una volta in 18 – hanno rovinato la festa. E lo faranno a lungo, se si pensa alle squalifiche imminenti per i giocatori del Napoli: perché chiunque abbia fatto l’arbitro non può che chiedersi come sia possibile una direzione di gara che ha usato due pesi e due misure. Ammonizioni a tappeto per un Napoli sicuramente più difensivo e ruvido, una certa accondiscendenza per le irregolarità della Juventus. Un rigore dato a Vucinic, uno negato a Behrami.

Ma qui siamo ancora sul terreno di una partita stressante, di valutazioni che potrebbero essere dettate da diverse contingenze. Ma a cinque minuti dalla fine, espellere il giocatore più in forma del Napoli, per un insulto rivolto al guardalinee che nessuno ha sentito (ed è dura con tutte quelle telecamere, gli inviati sul campo, le panchine), puzza di bruciato.

E al 90’ farne fuori un altro che era stato colpito da una prima ammonizione per lo meno severa e che pochi secondi prima aveva subito un fallaccio non sanzionato, appicca un incendio. Delle due l’una: o si è mandato un incapace per una partita così importante, o, in fondo, c’era qualcosa da risarcire a chi aveva la maglia a strisce. In entrambi i casi è uno scandalo.

Non voglio però avvenuturarmi oltre su questo terreno e dire quale delle due ipotesi sia più probabile. Non amo dietrologie e complotti: non sono juventino, l’ho già detto.

da pubblico giornale

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