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Assange, l'Ecuador dice sì all'asilo politico ed è crisi con Londra.

L'Ecuador ha accolto la richiesta di asilo politico del capo di Wikileaks, Julian Assange, rifugiato nell'ambasciata a Londra da quasi due mesi. Ed è scontro diplomatico tra il paese latino americano che ricorda a Londra che nessuna legge consente irruzioni nelle ambasciate. Tafferugli con manifestanti pro-Assange. Scontro diplomatico anche con la Svezia, dove Assange doveva essere estradato. Il timore di Assange e dei suoi legali è che dal paese scandinavo venisse poi estradato negli Stati Uniti.

ASSANGE: SIGNIFICATIVA VITTORIA
Julian Assange definisce la decisione dell'Ecuador «una vittoria significativa. Adesso le cose diventeranno più stressanti», ha aggiunto l'australiano ringraziando lo staff dell'ambasciata che lo ha ospitato per 58 giorni.

L'ECUADOR: SI' ALL'ASILO POLITICO
L'Ecuador ha concesso l'asilo politico a Julian Assange e riconosce tutti i diritti per l'incolumità di Julian Assange: lo sottolinea il ministro degli esteri ecuadoregno Ricardo Patino.

ASSANGE: FOREIGN OFFICE
DEPLOREVOLE DECISIONE ASILO
Per il Foreign Office la decisione dell'Ecuador di concedere al capo di Wikileaks asilo politico è «deplorevole». Per la Gran Bretagna la miglior soluzione sarebbe stata di cercare un accordo negoziato.

ECUADOR: NESSUNA LEGGE
CONSENTE IRRUZIONI IN AMBASCIATE
Nessuna legge internazionale consente irruzioni nelle ambasciate, si tratterebbe di un precedente «molto pericoloso», e «ci sono altri precedenti denunciati davanti al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, di cui la Gran Bretagna è membro permanente». Lo ha affermato il ministro degli Esteri ecuadoriano Ricardo Patino, in una dichiarazione con cui ha reagito alla minaccia di Londra di usare una legge del 1987 per entrare nell'ambasciata ecuadoriana di Londra e arrestare il fondatore di Wikileaks Julian Assange, che vi ha trovato rifugio e ha chiesto asilo politico alle autorità di Quito. «Rispondiamo con estrema fermezza alla minaccia del Regno Unito», ha detto Patino, «condanniamo le sue dichiarazioni, in base alle quali sembra che possano essere usate in modo discrezionale sia le leggi, sia la forza, come mezzi di soluzione delle controversie».

«IRRUZIONE GRAVE ERRORE»
Sarebbe un «fondamentale errore» se la Gran Bretagna decidesse di violare l'immunità dell'ambasciata per arrestare Julian Assange. «Sarebbe una mossa che porterebbe al Medioevo le relazioni tra i nostri Paesi», ha detto il ministro degli esteri ecuadoregno, Ricardo Patino, nel corso della conferenza stampa dalla sede diplomitica di Knightsbridge presidiata da Scotland Yard.

SVEZIA RESPINGE ACCUSE ECUADOR
La Svezia ha respinto «con fermezza tutte le accuse» dell'Ecuador secondo cui la giustizia del paese scandinavo non garantirebbe i diritti della difesa. Lo ha affermato su Twitter il ministro degli Esteri di Stoccolma, Carl Bildt, dopo le dichiarazioni del paese latino americano che ha concesso asilo politico al fondatore di WikiLeaks Julian Assange. «Il nostro solido sistema giuridico e costituzionale garantisce i diritti di tutte le persone. Respingiamo con fermezza ogni accusa che implica il contrario».

CONFERENZA STAMPA IN AMBASCIATA ECUADORIANA
L'Ecuador, parla in ambasciata Ricardo Patino: «Londra ci ha minacciati. Condanniamo questa dichiarazone del governo Regno Unito».

TRE MANIFESTANTI ARRESTATI
Tafferugli tra manifestanti pro-Julian Assange e la polizia davanti all'ambasciata dell'Ecuador a Londra mentre si aspetta la decisione di Quito sull'asilo politico all'australiano. Scotland Yard ha confermato tre arresti.

«NESSUN SALVACONDOTTO PER ASSANGE»
La Gran Bretagna non garantirà il salvacondotto al fondatore di Wikileaks, Julian Assange, anche nel caso in cui Quito decidesse di concedere all'editore australiano l'asilo politico. A confermarlo una nota ufficiale del Foreign office recapitata al governo ecuadoriano.
«Dobbiamo asslutamente rendere chiaro un concetto: se dovessimo ricevere la richiesta di un salvacondotto per Assange, dopo la conferma dell'asilo, questa verrebbe respinta», si legge nel documento.

IRRUZIONE BASATA SU LEGGE MAI APPLICATA
Nel messaggio alle autorità di Quito la Gran Bretagna si è appigliata a una legge del 1987, il Diplomatic and Consular Premises Act, mai applicata ma che in teoria le consentirebbe di arrestare Julian Assange all'interno dell'ambasciata.

La legge dà il potere di revocare lo status di una rappresentanza diplomatica se lo stato in questione «cessa di usare la sede per gli scopi della sua missione o attività consolare» ma solo se questa azione è «consentita sulla base del diritto internazionale». Nel messaggio la Gran Bretagna auspica che «non si arrivi a questo punto».

La legge, mai usata per entrare con la forza in una ambasciata, è stata approvata dopo l'assedio del 1984 dell'ambasciata libica a Londra scattato quando qualcuno al suo interno sparò colpi di arma da fuoco che uccisero la poliziotta britannica Yvonne Fletcher. Il braccio di ferro di 11 giorni si concluse con l'espulsione dei diplomatici libici e la rottura dei rapporti diplomatici tra Londra e Tripoli.

da www.unita.it

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