di Luciana Castellina
Settimane fa, all’inizio della campagna elettorale, ho inviato una lettera con alcune riflessioni sul voto per il parlamento europeo. La rimando adesso, alla vigilia del 25 di maggio, perché tale è stato l’oscuramento della lista Tsipras da parte dei media in questo mese che potreste persino immaginare che non abbia partecipato alla competizione. Tutta concentrata sulla sfida renzi/grillo, e per di più nel modo più teatrale.
E in vece la lista c’è e ha condotto la sua campagna con tenacia, anche se in condizioni scandalose per una democrazia. Molti di voi cui questa lettera arriverà lo sanno bene, avendo partecipato direttamente all’impresa. Altri – e purtroppo non sono pochi – anche se vogliosi di fare qualche cosa, non hanno trovato il modo di impegnarsi: le campagne elettorali si fanno ormai in modi che marginalizzano il lavoro collettivo.
Una cosa positiva è comunque accaduta: contrariamente a quanto ci si poteva aspettare vista la composizione così plurale della lista, quasi ovunque si è creata una buona collaborazione fra le sue diverse componenti. E’ un buon auspicio per il futuro.
Vorrei farvi parte per quel che vale in queste ultime ore delle preoccupazioni che l’esperienza mi sollecita: più compagni, anche molti di quelli con un ricco passato di militanza, non intendono andare a votare. Le motivazioni potete immaginarle. Credo si debba fare ancora un ultimo sforzo per ricordargli che l’astensione non acquista il senso di una protesta, ma si somma fatalmente all’ondata grillina. In qualche modo non andare al seggio è come votare per le 5 orribili stelle il cui solo ideale è trasformare i cittadini in poliziotti.
All’opposto altri compagni, anche quelli cui il PD non piace affatto, hanno alla fine deciso di votare per Renzi nel timore che Grillo lo sopravanzi. In nome, dunque, del voto utile. Si tratta di un ragionamento davvero difficile da spiegarsi: nel giudicare se hanno vinto le 5 stelle o il centrosinistra i voti della lista Tsipras e quelli del PD si sommano (nelle Europee non c’è un premio per il partito che piglia più voti). Non solo: si qualificano a sinistra, danno un po’ di forza e colore al PD. E, nel futuro Parlamento Europeo, il successo di una lista realmente di sinistra può indurre il candidato socialdemocratico Schultz a ricercare un’alleanza alternativa alle larghe intese con cui la SPD governa in Germania così come in molti altri posti, a cominciare da Bruxelles. Si può ben dire che il voto per Tsipras è il voto più utile.
Un’ultima annotazione: le liste legate al nome di Alexis Tsipras sembrano andare assai bene in base ai sondaggi, anche laddove la sinistra era drammaticamente arretrata negli anni scorsi: in Spagna, innanzitutto. Per non parlare della Greci stessa, dove alle amministrative di domenica scorsa Syriza ha nuovamente mietuto un grande successo.
Il Manifesto ha scritto qualche tempo fa che Tsipras era un “antidepressivo” per una sinistra avvilita. Non è una cattiva idea: io l’ho adoperata nella campagna elettorale.
Ai tempi miei alla fine di questo genere di lettere (o di riunioni) si diceva: “e adesso al lavoro e alla lotta”. E poi si aggiungeva: “e ricordatevi di toccare le donne”. Che non voleva dire quello che oggi ci si immaginerebbe, ma più semplicemente: ricordatevi di parlare per convincerle anche con le donne, perché anche loro sono votanti. Adesso per fortuna non ce ne è più bisogno, casomai bisognerebbe dire il contrario. Le donne – per quel che ho visto in questa campagna elettorale – sono le più attive.
Arrivederci a dopo il 25 maggio