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A Natale torna James Bond ma stavolta è al cineclub

L' Agente 007 esordisce ufficialmente al cineclub ad opera di Ugo G. Caruso. Lunedì 8 dicembre alle ore 21 per il ciclo I capolavori sconosciuti secondo Ugo G. Caruso il Cineclub Alpaville di Roma ripropone "Al servizio segreto di Sua Maestà" (1969), sesto episodio della serie firmato stavolta da Peter Hunt ma per la prima volta senza Connery ne happy end.

"Il mio nome è Bond, James Bond". Tante volte abbiamo sentito pronunciare questa frase ma mai dallo schermo di un cineclub. Sembra impossibile che tutti i generi e i filoni del cinema popolare, anche i più "bassi", abbiano trovato ospitalità nei templi della cinefilia meno che il popolarissimo Agente 007, protagonista della serie più longeva della storia del cinema. Sebbene munito da sempre di licenza di uccidere, il celebre personaggio di Ian Fleming non aveve ancora trovato il lasciapassare per varcare l'ultima frontiera mancantegli. A fornirglielo ci ha pensato allora Ugo G. Caruso, bondiano dall'infanzia per ragioni anagrafiche, a riparare all'assurda dimenticanza, inserendo il titolo più negletto e "maltrattato" della saga nella sua rassegna. Infatti lunedì 8 alle ore 21 al Cineclub Alphaville di Roma (v. del Pigneto, 283) per l'undicesimo incontro del ciclo I capolavori sconosciuti secondo Ugo G. Caruso è in programma Al servizio segreto di Sua Maestà (G.B. 1969), diretto da Peter Hunt. Qualcuno storcerà il naso,"Capolavoro un film di 007?". Non come potrebbe esserlo un'opera di Dreyer, di Buñuel o di Mizoguchi, s'intende, -spiega Caruso- ma un capolavoro nel genere della spy-story, anzi nel "genere Bond". Uscito nel 1969, per le feste di Natale nelle sale di tutto il mondo, come da consuetudine, il film pur incassando bene, risultò un flop a confronto con i titoli precedenti. Il primo motivo è da individuarsi ovviamente nella sostituzione di Sean Connery, contrattualmente in rotta con i produttori Saltzman & Broccoli e compresso nei panni del personaggiodeato da Ian Fleming, con lo sconosciuto e aitante australiano George Lazenby. L'altra probabile ragione è che per la prima e unica volta un episodio della serie non si chiude con l'happy end, anzi.... Le due cose insieme traumatizzarono il pubblico che non riuscì ad affezionarsi al film e in molti casì disertò il rituale appuntamento. Unica eccezione la fortunata title-track, All the time in the world cantata da Louis Armstrong che fece storia a sè Peccato perchè per il resto Al servizio segreto di Sua Maestà"resta invece per l'originalità del plot, lo humour che lo pervade, le tante scene d'azione, le sequenze spettacolari nelle Alpi svizzere, l'ambientazione nevosa e natalizia, uno dei migliori Bond di sempre. Anche il cast era molto glamourous: la magnifica Diana Rigg, che da interprete della serie britannica Agente speciale (The Avangers) più che la solita Bond-girl, era l'equivalente femminile televisivo di 007, Telly Savalas, invece non ancora Kojack per il piccolo schermo, un perfetto Stavro Blofeld, capo della Spectre, così pure Gabriele Ferzetti nei panni del super gangster corso, futuro suocero di Bond, oltre ai soliti Bernard Lee (M), Lois Maxwell (Miss Moneypenny) e ad uno stuolo di efficaci caratteristi. Insomma un James Bond sfortunato (in tutti i sensi) e dimenticato ma ancora godibilissimo, dunque da recuperare.

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