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Lezioni americane, quando la televisione sfida il potere

A Cosenza un dittico di recenti film americani per discutere del rapporto tra i media e le verità ufficiali della politica. Giovedì 22 e poi, ad una settimana di distanza, giovedì 29 gennaio, sempre alle ore 21, Ugo G. Caruso, ideatore della minirassegna, da sempre appassionato frequentatore di cose americane, conversa con Luciano Regolo, già direttore di varie testate e protagonista mesi orsono di un caso di censura assurto all'attenzione nazionale e Anna Rosa Macrì, giornalista Rai di lungo corso, storica collaboratrice di Enzo Biagi e curatrice de Il fatto fino al fatidico "editto bulgaro" del 2002.

I due appuntamenti sono in programma nella sede Auser di via Manzoni, sulle rive del Crati, nel popolare rione Spirito Santo del centro storico.

La serata d'apertura di giovedì 22 prevede la proiezione del film "Good Night, and Good Luck." (USA 2005) diretto da George Clooney. Nel corso dell'incontro Ugo G. Caruso converserà brevemente con Luciano Regolo, giornalista, scrittore, già direttore di varie testate, l'ultima delle quali "L'Ora della Calabria" lo ha visto protagonista di un clamoroso episodio di censura da parte dell'editore che mesi orsono ha rappresentato un caso nazionale.

Giovedì 29 gennaio è invece in programma "Frost/Nixon. Il duello" (USA 2008), diretto da Ron Howard. Questa volta invece l'interlocutore di Ugo G. Caruso sarà la giornalista e scrittrice Anna Rosa Macrì, firma storica della Rai, autrice di innumerevoli programmi televisivi e servizi dall'estero, una lunga militanza professionale accanto ad Enzo Biagi. Partendo da due episodi reali e per molti versi esemplari, di quelli che il cinema americano da sempre riesce a trasformare in spettacolo di qualità - il primo ambientato negli anni cinquanta, in piena "caccia alle streghe" maccartista, il secondo negli anni settanta del dopo Watergate - Ugo G. Caruso, dismessi gli abiti di storico del cinema, assumerà quelli dell'americanista per diletto e converserà con i suoi ospiti sul difficile rapporto tra le verità ufficiali della politica e i mezzi d'informazione, principalmente la televisione ma anche la stampa, la radio e il web, ineludibile dopo il caso Wikileaks. E proprio dal complesso quadro planetario reso mutevole da una tecnologia sempre più sofisticata, si planerà sulla situazione italiana e le sue tante anomalie. Good night, and Good luck. Pensato ai tempi della presidenza Bush, vuole denunciare l'accondiscendenza dei media nei confronti del governo americano e dei "poteri forti". Ricorre pertanto ad un esempio virtuoso di giornalismo, quello di Ed Murrow, popolare anchorman del network CBS, conduttore del notiziario See it now e del talk show Person to person che nel 1953 condusse una strenua battaglia contro il senatore Mc Carthy responsabile di aver gettato con le sue liste di proscrizione anticomuniste l'America in un clima di sospetto e di delazione. Furono istituiti, come si ricorderà, veri e propri tribunali per "le attività antiamericane" e non mancarono casi di suicidio nell'ambiente dello spettacolo tra quanti finirono nella black list vedendosi esclusi improvvisamente dall'ambiente di lavoro pur avendo raggiunto talvolta l'apice del successo professionale. Alla sua seconda prova registica Clooney, rifacendosi al miglior cinema americano degli anni cinquanta, quello per intenderci alla Paddy Chayefsky, firma un film teso e tagliente ma pure raffinato per la ricostruzione d'epoca e l'atmosfera magnificamente evocata dal bianco e nero lucido della fotografia di Robert Elswit. Al risultato notevole contribuisce un drappello d'attori perfettamente calati nei ruoli, da David Strathairn nelle vesti di Ed Morrow allo stesso Clooney e poi Patricia Clarkson, Jeff Daniels, Frank Langella, Robert Downey Jr., Grant Heslov, Alex Bornstein, Tate Donovan, Rose Abdoo, Ray Wise, Reed Diamond, Matt Ross, ecc. Il film resta un documento dello stato di sofferenza di una certa America liberal per il proprio paese nei confronti della narcotizzazione delle coscienze da parte del mezzo televisivo, ai tempi del maccartismo come negli anni di George W. Bush. Una frase pronunciata nel film ne sintetizza l'ispirazione civile: "Non si può portare la libertà altrove se in patria si calpestano i diritti individuali".

Frost/Nixon - Il duello diretto da Ron Howard è tratto da una pièce dello scrittore britannico Peter Morgan (The Deal", "L'ultimo Re di Scozia", "The Queen, Il maledetto United",ecc.), precedentemente portata in scena con grande successo sui palcoscenici di Londra e di Broadway. Racconta del celebre ciclo di "faccia a faccia" televisivi che contrappose nel 1977 l'entertainer inglese David Frost all'ex presidente USA Richard Nixon, uscito anzitempo di scena nel 1974 per evitare "l'impeachment" a causa delle sue responsabilità nello scandalo Watergate. Infatti, dopo tre anni di silenzio, Nixon decise dietro lauto compenso di farsi intervistare confidando di prevalere su Frost, brillante nel mondo dello spettacolo ma inesperto in quello della politica. L'occasione per lui e il suo staff è imperdibile, tanto più che invece Frost, alle prese con l'inattesa diserzione di certi grandi sponsor, è distratto dalle difficoltà produttive del programma sul quale è costretto ad investire ingenti somme proprie. Per documentarsi Frost sceglie tre stimati colleghi di sentimenti liberal: John Blirt, Bob Zelnick e Jim Reston (quest'ultimo si rivelerà determinante sulla questione Watergate). Altrettanto fa Nixon, allenandosi con Jack Brennan e gli altri membri del suo staff. Da ambo le parti ci si prepara come ad un match di pugilato ed infatti l'andamento ricorderà l'esito imprevedibile della finale tra Cassius Clay e Ken Norton nel 1975 a Kinchasa. Nel corso del confronto, Nixon, navigato comunicatore, non solo tiene testa a Frost rintuzzando i suoi rilievi sul disastro americano in Vietnam e Cambogia ma si accredita come saggio pacificatore nazionale dopo l'era tumultuosa delle proteste liberal e soprattutto come grande statista in politica estera, grazie alle aperture condotte da Henry Kissinger sotto la sua presidenza nei confronti dell'URSS e della Cina. Ma quando sembra quasi completo il monumento televisivo autoedificatosi a dispetto delle intenzioni di Frost, questi sferra un attacco a sorpresa che manda Nixon ko proprio nel round finale.... Ron Haward, superando i limiti teatrali impostigli dal testo di partenza, riesce a ripercorrere un periodo cruciale della storia statunitense e a spettacolarizzare magistralmente l'epocale sfida. Pregevole è l'attenzione riservata ai preparativi al match dei due team, come pure alla psicologia dei suoi personaggi, grazie ad uno stuolo d'attori perfetti su cui svetta uno straordinario Frank Langella nel ruolo di Nixon cui il regista regala una memorabile uscita di scena.

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