Perché raccontare la verità quando funziona meglio una bugia? Così Ludwig Wittgenstein battezzò a un tempo il Novecento e la sua futura speculazione filosofica sul linguaggio. Nel frattempo un suo quasi coetaneo, nato anche lui a Vienna ma emigrato ancora in fasce negli States, gettava le fondamenta delle Pubbliche Relazioni, definendone le regole principali: non essere al servizio della verità, manifestare freddezza nelle arti manipolatorie.
Si chiamava Edward Bernays era nipote di Sigmund Freud e nel 1928 avrebbe pubblicato una delle bibbie della adulterazione mediatica, "Propaganda", fusione tra teorie sulla psicologia di massa e tecniche di persuasione politica. A fondamento delle società democratiche, ne era convinto Bernays, deve esserci una manipolazione intelligente e consapevole delle opinioni delle masse. Persuasione che ne fa uno dei primi spin doctor della storia moderna, termine molto in voga tra i politologi anglosassoni a indicare quei professionisti della comunicazione che nei media fanno cambiare (“ruotare”) opinione. Il loro terreno di coltura originario è rappresentato dalle campagne elettorali, dove fanno da strateghi e consulenti dei candidati committenti. Conoscono a menadito logiche, appetiti e debolezze del mondo dei media, hanno il polso degli umori della gente e li anticipano. Apprendisti stregoni, fabbricanti di notizie, convocano conferenze stampa e tramano fughe pilotate di notizie. Nei loro laboratori si costruisce il consenso, cinghia di trasmissione, patto di fedeltà tra la massa e il potere. Un nome tra tutti, il sempreverde Alastair Campbell, ex direttore del dipartimento di Strategia e di Comunicazione di Tony Blair, oggi con Gordon Brown. In gioventù affina l’arte di “surriscaldare” le parole scrivendo racconti pornografici di successo per una rivista di soli uomini. È coautore del finto dossier sulle armi di distruzioni di massa di Saddam che fu dato in pasto ad una opinione pubblica da orientare in favore della guerra in Iraq.
Maestri nella tecnologia delle «bombe al panzanio» (definizione di Stefano Benni), gli americani arruolano nel proprio esercito produttori e sceneggiatori di Hollywood. John Kampfner del Guardian, scrive che «il Pentagono è stato influenzato dalla Tv-realtà e dai film di azione. Nel 2001, il produttore di Black Hawk Down (il film su Mogadiscio), Jerry Bruckheimer, suggerì al Pentagono una serie tv in prima serata sulle forze Usa in Afghanistan, Profili dal fronte: storie umane viste con gli occhi dei soldati. Nell’era Obama, invece, l’exit strategy per la guerra in Afghanistan si traduce nell’arte di simulare la vittoria: aumentando le truppe, pagando il nemico e dandosi alla fuga La simulazione è prescritta dal manuale di controinsurrezione (Coin) delle Forze armate statunitensi, che descrive "una guerra di percezioni, condotta usando continuativamente i mezzi di informazione". Una guerra che è “tutta nelle menti dei partecipanti”, sottolinea il generale-spin doctor Stanley McChrystal e che può essere vinta affermando non la forza della armi, ma quella della propria narrativa.
Infine, da segnalare nel variopinto panorama della battaglia psicologica per il consenso, l’ascesa in India della classe sacerdotale dei bramini, di diretta discendenza divina, ricercatissimi spin doctors nelle elezioni del 2009. E l’iniziativa dei nigeriani attivisti del Mend (Movimento di Emancipazione del Delta del Niger) che per dare visibilità alla loro causa hanno tentato la carta della lettera-appello a un dio terrestre, George Clooney, ai tempi icona del Darfour per conto delle Nazioni Unite.
di Arianna L'Abbate