di Mephisto
La Radio non è più la radio, quell’apparecchio con cui si ascoltava la radio. Oggi la Radio si ascolta in automobile, via pc, attraverso il telefono mobile, al supermercato, in televisione. Insomma, la Radio, nella sua evoluzione è tornata ad essere la Radio-Trasmissione. Lo stesso è avvenuto per la Televisione. La Televisione non è più solo il televisore. Oggi vengono diffusi programmi tele-visivi attraverso il computer, il telefonino, nei monitor delle stazioni ferroviarie, del metrò, negli aeroporti. Dai piccoli apparecchi da collocare in automobile, alle pareti dei grattaceli, ai megaschermi nelle piazze e negli stadi, la tele-visione supera il concetto di Televisione, per diventare diffusione audio-visiva di immagini, di contenuti.
La Televisione del televisore è, in un certo senso, almeno in Italia, una sorta di superstizione del sistema metrico decimale, per dirla alla Borges: ho tanti canali, ho tanto potere. Non che non sia vero. Ma tanto è vero quanto appare del tutto anacronistico, rispetto alla rottura degli schemi e, in un certo senso, degli schermi. Il costante tentativo di tenere sotto controllo di programmi televisivi, le polemiche su alcune trasmissioni, l’allontanamento di quel conduttore, l’intimidazione di quell’altro sono tutte esercitazioni di un potere che vede perdere il suo potere, a fronte di una rottura degli argini che la Tele-visione sta di continuo producendo. E’ chiaro che la strenua difesa della tivvù del televisore ha anche un aspetto economico rilevante: la raccolta pubblicitaria ha una forza che ancora altri media televisivi non hanno. Ma la tendenza è chiara, anche al “monopolio a due piazze” della televisione italiana. E’ in questo panorama, che si colloca questa nuova rubrica. Che vuole prendere in esame, criticare o semplicemente segnalare non tanto quello che si vede nel televisore, quanto quello che succede nella Tele-visione. Non è facile, perché tante sono le manifestazione della comunicazione televisiva di oggi. Ci vorrebbero mille occhi. Ecco allora una precisa richiesta di aiuto ai lettori: segnalateci quello che avete visto, siate i nostri mille occhi sullo sterminato territorio della Tele-visione.
Per entrare nel merito, oggi cominciamo con il segnalare “Repubblica domani”, la clip di circa 6 minuti che ogni giorno viene “trasmessa” da repubblica.it. E’ un montaggio rapido ed efficace della riunione delle 11 del mattino della redazione di Repubblica. Si affrontano con velocità i temi del giorno e si esplicitano i pesi e i contenuti che verranno pubblicati sul quotidiano del giorno dopo.
“Repubblica domani” ha la freschezza delle breaking news di un canale televisivo americano, ma anche, e soprattutto, una forza attrattiva fatta anche di quei ragionamenti che il giornale proporrà ai lettori. “Repubblica domani” sembra aver colto con immediatezza la sostanza di un giornale ai nostri giorni: non deve dire tanto quello che succede, quanto quello che significa. Per chi ama conoscere e approfondire i fatti, “Repubblica domani” ha qualcosa di affascinante. Per chi ama i programmi tivvù di approfondimento, “Repubblica domani” ha un taglio godibile e per certi versi incalzante. Siccome, per dirla alla Karl Kraus “per essere perfetti bisogna avere almeno un difetto”, una pecca “Repubblica domani”ce l’ha: la sigla di apertura è ingenua e poverella, non gli rende onore. Si spera sappia migliorare, al più presto. Magari domani.