Nel corso della sua visita in Brasile, a San Paolo, Silvio Berlusconi ha incontrato gli imprenditori italiani e brasiliani. E non ha perso l'occasione per fare una delle sue consuete battute. Ha detto di soffrire di mancanza di memoria, e ha raccontato: "Stamani in albergo volevo farmi una “ciulatina” con una cameriera. Ma la ragazza mi ha detto: 'presidente, ma se lo abbiamo fatto un'ora fa'...'". Risate in sala e postilla del Cavaliere: "diffidate di chi non sa ridere, diffidate...". Complimenti vivissimi agli imprenditori che applaudono e ridono alle battute di quello sciagurato del capo del nostro governo. Gli imprenditori italiani ridono sempre, quando parla il Nostro. In tutti i consessi, congressi, convegni in cui prende la parola, essi ridono. Il fatto non sarebbe grave, se non fosse diventata una consuetudine: se si divertissero davvero, sarebbero degli incoscienti. Se lo facessero per vile compiacenza, sarebbero degli sprovveduti.
Perché proprio dal Brasile si è svelata la vera natura dell’attacco alla libertà di stampa, che ha il suo culmine con il disegno di legge Alfano sulle intercettazioni. Infatti, dal Brasile, il Nostro ha detto che in Italia c’è “una disinformazione totale e inconcepibile, da molti mesi a questa parte". Poi ha lanciato una proposta inedita: "Bisogna fare uno sciopero dei lettori e insegnare ai giornali italiani a non prenderli in giro". Ecco il salto di “qualità”: non si tratta affatto della tutela della privacy dei cittadini, ma della tutela a tutti i costi della politica del governo. Anche, e soprattutto, a costo del sacrificio degli elementi basici di una democrazia occidentale: la libertà di stampa, la libertà di essere informati. Una libertà che serve a una cosa piccola, ma importantissima: la possibilità di farsi un’opinione, di esercitare il controllo del potere dal parte dei cittadini. Al di là di quello che dicono gli uomini prezzolati della macchina propagandistica del governo; al di là di quello che dicono le televisioni, quelle di proprietà e quello sotto controllo politico.
Il salto di qualità sta proprio nel pervicace perseguimento del diritto di critica, diritto che abbiamo il dovere di esercitare, sempre e in qualsiasi occasione, un diritto che è sancito dalle Costituzioni, un diritto che tutelato dalle leggi in vigore nei paesi democratici. Ma questo diritto oggi più che mai è minacciato. Più di quanto lo fu nella storia di tutte le dittature del ‘900. I giornali italiani hanno scritto che il G8 e il G20 convocati a Toronto sono stati un fallimento. Lo ha detto anche la Chiesa cattolica. Il nostro governo è complice di questo fallimento. Ecco perché il Nostro dice che in Italia c’è una disinformazione totale e inconcepibile, da molti mesi a questa parte". Ecco perché gli industriali ridono alle sue battute. Perché appare molto pericoloso dire la semplice verità alle opinioni pubbliche: i profitti delle banche non si toccano, i profitti delle imprese non si toccano. E ancora molto più pericoloso dire: il prezzo della crisi sono stati i vostri risparmi, il prezzo della ripresa saranno i vostri posti di lavoro. Eccola la disinformazione di cui parla il Nostro: la crisi la pagherete cara, la pagherete tutta voi. Ma i giornali non lo devono scrivere. Perché le libertà democratiche e i diritti civili sono un pericolo per dittatura del neoliberismo, nella fase acuta della crisi. Chi se ne frega della libertà di stampa, delle libertà sindacali, della liberazione sessuale, della tutela dell’ambiente, della tutela dell’occupazione, dello sviluppo dell’istruzione e della cultura. Chi se ne frega anche delle promesse propagandistiche in campagna elettorale: ha detto non metterò le mani nelle tasche degli italiani, e invece taglia i soldi alle Regioni, che ci aumenteranno le tasse sui trasporti, sulla Scuola e sulla Sanità. Ma guai a chi lo dice apertamente, a chi lo scrive sui giornali, a chi lo posta su internet, a chi lo dice alla radio o in tivù.
Questo è il progetto del Nostro. Si vuole fare una “ciulatina” della democrazia. Adesso sta noi: ridiamo o ci incazziamo? Facciamo finta di niente o facciamo sentire più forte la nostra voce? Qui non ci sono più alternative. Essi ridono. Facciamogli capire che noi facciamo sul serio.