“Vedremo un film molto vero, molto duro. Un modo di guardare quello che c'è di più oscuro nell'umanità”. Con queste parole Christophe Nick presenta “Il gioco della morte”, il documentario andato in onda su LA 7 giovedì sera e presentato in versione originale, in contemporanea, al Roma Fiction Fest. Un documento che aggiunge un tassello a quello che forse già si sapeva della TV, ma che spesso si vuole dimenticare. Ovvero che in quella scatola c'è un enorme potere, usato per indurre comportamenti che sono spesso immorali. Moltissimi sono, più o meno consapevolmente, pronti a cedere alla tentazione di obbedire a mamma TV, qualsiasi cosa ci chieda. La tessera che questo esperimento filmato offre in più alla nostra conoscenza è proprio quanto sia facile sottomettersi a un “ordine” diverso da quello dei propri valori dichiarati, se a volerlo è la TV. In questo caso, “Il gioco della morte” chiede a dei volontari di sperimentare un quiz in cui essi devono infliggere delle scariche elettriche, sempre crescenti, a un concorrente che sbagli le risposte. Le scariche vanno da 20 a 460 volts, quasi una sedia elettrica. Nell'articolo a fianco, raccontiamo nel dettaglio i risultati di questo esperimento. L'idea è francese, ma vederlo in Italia fa un certo effetto perché l'associazione con il nostro premier nei panni della presentatrice che spinge i concorrenti ad andare sempre oltre è quasi automatica. E le parole di Nick aggiungono un brivido in più a questo parallelismo, quando dice: “La maggioranza di queste persone, che all'origine era come tutti noi, è stata travolta dai meccanismi della tv, e si è fatta trascinare nell'abiezione più totale. Ha accettato di infliggere scariche di 460 volt a un loro simile, nonostante lui si lamentasse per il dolore, solo perché la conduttrice glielo chiedeva. E la domanda che ci siamo fatti è: come fare ad uscire da questa trappola?”
Allo stesso modo, questa domanda se la sono fatta i terremotati dell'Aquila, dove la morte è stata usata per mettere su lo show della ricostruzione. Come i concorrenti che scoprono il trucco ne “il gioco della morte”, oggi gli aquilani sperimentano il loro doloroso passaggio di ruoli nel palinsesto del governo televisivo del paese. Da bravi testimonial dell' interventismo “ghe pensi mì” sono passati ad essere ingrati e fastidiosi disturbatori del manovratore e della manovra. Per loro, il premier/ presentatore dello spot sull'Italia magica non è ancora arrivato a dispensare scosse elettriche. Ma un po' di manganellate ai più riottosi delle sue ex-comparse da G8, beh quelle sì.