"E' in grado di fare luce su molti misteri italiani". L'avvocato Baldassare Lauria, difensore di Vito Roberto Palazzolo, considerato il tesoriere di Riina e Provenzano, parla così del suo cliente, da fine marzo in stato di fermo a Bangkok. Per convincere le autorità thailandesi all'estradizione in Italia, da oggi sono a Bangkok due tra i magistrati che più sanno di mafia, il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia e il sostituto Gaetano Paci.
I due magistrati hanno portato con loro documenti che potrebbero convincere Bangkok. Il legale di Palazzolo, fermato in Thailandia proveniente dal suo Paese d'adozione, il Sudafrica, ha parlato all'Ansa dopo la pubblicazione su"Il Fatto Quotidiano" del viaggio dei due magistrati.
Il fermo di Palazzolo é insieme un caso giudiziario e un caso politico internazionale. Estradizione non facile perché formalmente il tesoriere di Cosa Nostra é cittadino sudafricano e in Sudafrica non esiste il reato per cui nel 2007 in Italia é stato condannato a 9 anni di carcere: concorso esterno in associazione mafiosa, sentenza passata in giudicato nel 2009. Processo che é messo nel conto del difensore di Palazzolo che si dice possibilista ad una eventuale estradizione in Italia, ma a patto che si faccia un nuovo processo, ritenendo quello fatto nel 2007 non rispettoso dei diritti della difesa. Una estradizione, quella di Palazzolo, fin qui impossibile. A renderla difficile, l'immensa disponibilità finanziaria che gli hanno dato, in Sudafrica, altri soldi e molte solidarietà, anche ad alto livello.
Ora, dunque, da una parte il sostanziale ok a sorpresa ad un eventuale rientro con estradizione in Italia, dall'altra un messaggio che potrebbe fare tremare in molti. Palazzolo - lo ripetiamo, é il suo legale a dircelo - può fare luce su molti misteri d'Italia. Non male come messaggio, anche se il difensore di Palazzolo non vuole parlare di collaborazione.
Misteri d'Italia, dunque, non cose così, tanto per dire. Questo, e il viaggio quasi in segreto di Ingroia e Paci danno il senso dello spessore del fermato di Bangkok.
Sessantacinque anni, Vito Palazzolo, finanziere di numeri uno di Cosa Nostra, ben pesato già da Giovanni Falcone, é considerato al centro di un sistema di riciclaggio di grandi dimensioni; soldi provenienti dal narcotraffico. Soldi che in piccola parte gli sono serviti a vivere bene, farsi una posizione e una"rispettabilità" in Sudafrica, dove aveva preso un nuovo nome: Robert von Palace Kolbatschenko. Un pizzico di russo perché tra i tanti affari di Palazzolo in Sudafrica c'é un istituto di sicurezza con agenti russi e marocchini, oltre ad un arcipelago di società difficilmente sintetizzabili.
Tra queste, una per il controllo di sorgenti idriche e l'imbottigliamento di un'acqua minerale, "L'Eau de vie", che si trova nel carrello delle hostess della South African Airways. E poi, una riserva di caccia da mettere a disposizione dei potenti del luogo, come usava fare a suo tempo lo stesso Michele Greco, invitando anche preziosi magistrati. Affari anche in Angola, nel settore delle pietre preziose e nel commercio dei diamanti. Di lui parlano i magistrati napoletani a proposito di un traffico di droga e un esplosivo, il Semplex, sempre dalla Thailandia; esplosivo presente nella strage del rapido 904 del 23 dicembre 1984 e che torna nerlla strage di via d'Amelio. E a questo "dettaglio" lavorano due procure siciliane, quella di Palermo e quella di Caltanissetta, intenzionata a fare luce su uno di que misteri d'Italia, l'estate del'92.
da www.globalist.it