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RAI, posto fisso e superpagato solo per il DG ?

Governo Monti distratto, Fornero assente. Ci deve essere un errore e la 'svolta' per i cittadini non c'è se riguarda -come è nei fatti- solo il neo direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, al quale è stato attribuito un contratto a tempo indeterminato da 650 mila euro. Siamo al rigore diseguale ed è lecito attendersi un segnale dal Governo Monti, a meno che non si voglia accreditare l'idea che i sacrifici e gli stipendi da ridurre sono quelli degli altri. Oppure si sceglie di fare un contratto sontuoso al neo direttore generale affinché riduca gli stipendi dei dipendenti della sua azienda?

Chiarezza, coerenza e rigore sono elementi di credibilità e sostenibilità tanto predicata -sostiene la Giunta esecutiva della Federazione nazionale della Stampa, in condivisione con l'Usigrai- che si tengono se viaggiano in maniera omogenea e secondo principi di proporzionalità e di eguaglianza. La Fnsi si rivolge al Governo per una nuova moralizzazione dei costi sino alla definizione dei contratti dei precari, visto che solo con la metà dello stipendio del Direttore generale si possono sistemare almeno dieci persone.

Il movimento "IndigneRai", con qualche cortesia in più, picchia altrettanto sodo rivolgendosi direttamente all'interessato, Luigi Gubitosi. Dopo i convenevoli e qualche utile promemoria ("il cittadino utente poco tollera il pagamento del canone Tv, tanto odiato ed evaso, perché è ormai il riflesso di un apparato che divora soldi pubblici e produce trasmissioni che si rivelano contenitori senza contenuto"), si arriva al sodo. «Lo statuto aziendale RAI impone all'articolo 29. 1 che:" Il Direttore Generale è nominato dal consiglio di amministrazione d'intesa con l'assemblea dei soci, in conformità e con le attribuzioni ad esso riconosciute dalla legge.

Il mandato del Direttore Generale ha durata di tre anni come per il Cda». Considerazione politica finale: «Non capiamo la ragione e l'opportunità di una scelta simile, tenendo conto che il governo Monti tenta di applicare criteri di flessibilità nel mondo del lavoro e che la RAI stessa sopravvive grazie ad un precariato pagato con i minimi contrattuali e con speranza di assunzione lontana nel tempo (2017 forse...)».

da www.globalist.it

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