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Tre mosse per rilanciare l'emittenza locale

La REA lancia l'iniziativa parlamentare per il riassetto radiotelevisivo

Abolizione dei contributi alle radio di partito. Un pezzetto del canone RAI per salvare l'emittenza locale. O in alternativa, frequenze decenti subito per chi ne ha diritto. Queste alcune delle proposte presentate giovedì mattina a Roma, all'Hotel Nazionale, dalla REA, associazione nazionale delle emittenti locali, per evitare una tragedia che ha gli stessi numeri dell'ILVA o dell'Elettrolux.

Racconta il presidente Antonio Diomede: “Sono 350 le aziende in stato prefallimentare; 2800 tra cassaintegrati, precari e disoccupati. Abbiamo più volte chiesto ad AGCOM e MISE di convocare un Tavolo di lavoro, ma è come parlare ai sordi. Tuttavia la possibilità di rimediare ai danni commessi è possibile in occasione del nuovo standard televisivo DVB-T2 che entro il 2015 dovrà entrare in vigore. Questo standard consente di comprimere i segnali in modo tale che una sola frequenza possa contenere fino a 20 programmi rispetto agli attuali 6 del DVB-T.

E’ una occasione da non perdere per adeguare il Piano alle Direttive europee e alla Costituzione italiana, per salvare le aziende, posti di lavoro, libertà e pluralismo informativo, sviluppo e benessere per l’Italia. Per realizzare tale opportunità, il Parlamento dovrà necessariamente approvare una nuova legge di riforma del sistema radiotelevisivo nella quale dovranno essere contenute precise norme di attuazione per il MISE e l’Autorità in modo da impedire ulteriori vantaggi in favore della nota lobby del conflitto d’interessi ben inserita nelle istituzioni anche attraverso le associazioni di categoria”.

Dunque, il disegno di legge per la riforma del settore dovrà affrontare le seguenti tematiche strettamente connesse al salvataggio dell’emittenza locale:

  1. Riassetto del sistema radiotelevisivo con una nuova Pianificazione conforme alle norme CEE e Costituzionali da attuarsi in occasione del DVB-T2;

  2. Abrogazione della legge 448 per agganciare il sostegno economico al canone RAI, dovuto per diritto costituzionale, ai fini della salvaguardia del  pluralismo radiotelevisivo come previsto dalla legge 422/93. Oltretutto, tale provvedimento farebbe risparmiare allo Stato ben 150 milioni di euro/annui;

  3. Misure di sostegno per l’avviamento della Radio digitale come già previsto dalla legge 112/04, articolo 24, comma 2 (mai attuato);

  4. Ripristino della normativa relativa alle provvidenze di cui alle legge 250/90 riservate all’editoria radiotelevisiva locale;

  5. Abrogazione dei privilegi economici alle radio e tv di partito;

  6. Revisione dei Regolamenti per la ripartizione e assegnazione dei benefici economici con regole eque e trasparenti sottoposte costantemente sotto la vigilanza degli organi di controllo istituzionali.

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