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Parigi, strage in redazione, 12 morti per aver fatto satira religiosa

L'ultima vignetta postata sui profili social di Charlie Hebdo è quella del Califfo al-Baghdadi che fa gli auguri a tutti per il 2015. «E soprattutto la salute», è l'ironico augurio che urla il jihadista a capo dello Stato Islamico dell'Isis. La redazione ha scritto per accompagnare la vignetta, il tweet: "Al dunque, i migliori auguri".

Sono ricercati in tutta la Francia i due uomini armati di Kalashnikov che questa mattina a Parigi hanno fatto irruzione nella sede del settimanale satirico Charlie Hebdo, sparando indiscriminatamente contro i presenti nella redazione, uccidendo almeno 12 persone e ferendone una decina di cui la metà gravemente. Gli attentatori erano incappucciati e vestiti di nero e, secondo quanto si è potuto ascoltare da alcuni audio e video pubblicati in rete, parlavano perfettamente il francese e hanno sparato gridando “Allah u akbar” (Dio è grande). Una volta usciti dalla sede, i due uomini hanno ucciso due poliziotti alla guida di un’auto e sono fuggiti con quest’ultima, che è stata in seguito ritrovata a nord della capitale francese. Nella strage sono morti anche 4 dei vignettisti del giornale: il direttore Stephan Charbonnier (in arte Charb), Jean Cabut (Cabu), Tignous e Georges Wolinski.

Le polemiche e le minacce. Charlie Hebdo è stato fondato nel 1969: notissimo in Francia per la sua irriverenza e la ruvidezza del linguaggio, era divenuto conosciutissimo in tutto il mondo dopo la scelta (nel 2006) di pubblicare le caricature del profeta Maometto che erano state diffuse per prima volta dal quotidiano danese Jyllands-Posten. Il giornale era stato più volte vittima di minacce e di attentati: il più grave fino ad oggi si era verificato nel 2011, quando la sede era stata distrutta da un incendio doloso. Nello stesso anno era stato preso di mira il sito web del giornale, sulla cui home page erano apparsi una foto della Mecca e alcuni versi del Corano. L’ultima vignetta firmata “Charb” in questi giorni era stata tristemente profetica: “Ancora nessun attentato in Francia”, si legge sotto il disegno, mentre un talebano armato risponde: “Aspettate. Abbiamo tempo fino a fine gennaio per farci gli auguri”. I vignettisti degli altri giornali. “Sono stordito, inorridito – ha affermato Aurel, disegnatore a Le Monde – Aspetto notizie dagli amici e sono diviso tra l’andare a cercare io stesso le informazioni e l’aspettare. Speriamo tutti che questo genere di cose non succedano mai. Le persone di Charle Hebdo erano protette. Quello che è successo è inimmaginabile.” Pascal Gros, disegnatore per Marianne ha dichiarato “Gli assassini hanno fatto irruzione durante l’ora della conferenza di redazione, non hanno attacca a caso”. E il direttore di Le monde, Gilles Van Kote, ha espresso a nome del giornale “lo stupore, l’indignazione e la solidarietà commossa per l’equipe di Charlie Hebdo e le sue condoglianze alle famiglie delle vittime. E’ la libertà di pensiero e d’espressione che hanno preso di mira gli autori di questo attentato, dunque dei valori fondanti della nostra società. La strage non fa che rinforzare la nostra certezza che è necessario lottare contro l’ignoranza, l’intolleranza, l’oscurantismo ed il fanatismo. E più che mai è indispensabile ricordare che la libertà di stampa non si negozia”.

Le reazioni dei musulmani francesi. L’attentato ha ovviamente suscitato emozione e reazioni in tutto il mondo. Il presidente François Hollande è intervenuto sul posto, definendo l’azione come indubbiamente terroristica e rivelando che nelle scorse settimane sono stati sventati in Francia diversi altri attentati. Reazioni di cordoglio e sdegno stanno arrivando da molti governi e organizzazioni.Tra queste, come riporta il quotidiano La Croix, una delle più immediate è stata quella del Consiglio francese del culto musulmano (Cfcm), che ha immediatamente condannato “con la più grande determinazione” questo atto “barbaro contro la democrazia e la libertà di stampa”. Dal canto suo l’unione delle organizzazioni islamiche di Francia (Uoif), vicina ai Fratelli musulmani, ha condannato “nella maniera più ferma questo attacco criminale e questi orribili omicidi”. Condanna anche da parte della “Ligue Arabe” e dall’università Al-Azhar, mentre il rettore della moschea di Parigi e presidente del Consiglio francese del culto musulmano, Dalil Boubakeur, ha ugualmente qualificato l’attentato come un “atto barbaro di una estrema gravità”, ed ha parlato di “attacco contro la democrazia e la libertà di stampa”. “In un contesto politico internazionale di tensione alimentato dai deliri dei gruppi terroristici che si avvalgono ingiustamente dell’Islam, noi ci rivolgiamo a tutti quelli che sono legati ai valori della Repubblica e della democrazia per evitare le provocazioni che non servono che a buttare l’olio sul fuoco”, ha proseguito Boubakeur, aggiungendo: “La comunità musulmana è sotto choc. Dobbiamo assolutamente riportare un clima di serenità e cacciare lo spettro del terrorismo, del jihadismo”. “Non so quale sia l’islam di questa gente – ha poi risposto il presidente del Cfcm, interrogato sulle rivendicazioni islamiche dell’attentato – Non è l’islam dei nostri testi, della nostra storia. Non è la nostra civiltà. Quello che fanno appartiene solo a loro, non all’islam. Sono degli atti diabolici”.

Il giorno più nero. Christophe Deloire di Reporters senza frontieres, intervistato da Rue89, ha affermato: “Oggi è senza dubbio il giorno più nero della storia della stampa francese”, Richard Malka, avvocato del giornale, ha ricordato: “Sono 8 anni che viviamo sotto minaccia, ci sono delle protezioni ma non c’è nulla da fare contro dei barbari che vengono con dei kalashnikov. Abbiamo ricevuto minacce costanti dalla pubblicazione delle caricature di Maometto. E’ un giornale che non fa altro che difendere la libertà d’espressione, la libertà tout court, la libertà di noi tutti e oggi dei giornalisti, dei disegnatori, dei semplici disegnatori hanno pagato il prezzo più alto per questo. Immaginavamo il peggio e il Ministero degli interni aveva valutato le minacce a un livello tale che erano sotto protezione costante, ma non è bastato. Otto anni di protezione costante, semplicemente per aver fatto dei disegni. È una follia.”

da www.redattoresociale.it e globalist

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