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Bisogna che Auditel si faccia un bello spot

di Marco Ferri

Quelli di Auditel il 2015 se lo ricorderanno a lungo. Prima la sospensione della diffusione dei dati, poi un collaboratore sbaglia l’invio di una e-mail di servizio alle famiglie dello vecchio storico campione di 5666. Patatrac: la e-mail ha rivelato a tutte le famiglie l’indirizzo e-mail di ogni altra, così infrangendo il vincolo della riservatezza che è la base della tenuta metodologica del panel. Disastro su tutta la linea.

Per questo, Nielsen “commissaria” Auditel: stanno alacremente lavorando per arrivare entro giugno 2016 a una completa ricostituzione dello storico campione di 5666 famiglie, a cui affiancare un super panel, così da arrivare a 10 mila 566 famiglie sotto osservazione.

Ma ecco in agguato un altro passo falso: perché proprio sul finire dall’anno, pare Nielsen abbia invitato a far parte del nuovo super panel un dirigente televisivo, la qual cosa è ovviamente non corretta né legalmente lecita. L’interessato non si è fatto sfuggire l’occasione per sbeffeggiare Auditel.

A questo punto c’è una vera e propria crisi di credibilità, che l’operazione in corso a cura di Nielsen può forse risolvere tecnicamente, ma la reputazione è compromessa, sia agli occhi degli addetti ai lavori che dell’opinione pubblica.

Che fare? Qui ci vuole una decisione energica, una specie di uso parziale e alternativo della legge del contrappasso: nata per misurare l’efficacia della pubblicità, bisogna che Auditel stessa si faccia buona pubblicità. Dunque, urge una campagna istituzionale che dica a tutti quanto sarà buona, bella e affidabile. Coraggio. Think boldly.

Da www.consorziocreativi.com

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