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TV, il mistero del milione scomparso

di Giulio Gargia

Sostiene Pancini, il direttore dell'Auditel, che un milione di spettatori può sparire da una settimana all'altra. Sono quelli della trasmissione di Santoro, che giovedì 8 dicembre avrebbe registrato il 5% , perdendo circa 3 punti di audience rispetto alla settimana scorsa. Senza contare che facendo i conti dal 3 novembre avrebbe perso più della metà dei suoi aficionados, visto che la stessa Auditel l'aveva accreditata del 12%. Insomma, un crollo epocale da fare invidia a Minzolini, Facchinetti o Banfi (non Lino, l'altro), cioè i migliori flop della stagione “ufficiale”. E cosa avrebbe causato questo disastro da parte di gente che – come il pubblico dell'ex Anno Zero – ha tirato fuori 10 euro di tasca sua pur di vedere questo programma e poi se lo è andato pazientemente a cercare facendo lo slalom tra le televendite della miriade di canali del digitale?

Se il maggioritario va in edicola

di Riccardo Palmieri

Ma la democrazia è uno spreco? Può essere tagliata per mancanza di fondi? O è un privilegio che si può esercitare solo con certi numeri? Sì, forse si. E' questo quello che sembra dire il governo Monti alle oltre 100 testate e ai 4000 lavoratori che perderanno il posto se saranno confermate le misure previste per azzerare i contributi diretti all'editoria. La ragione di questa legge, che ricalca un principio vigente in tutta Europa, è semplice: si deve permettere anche a chi ha pochi mezzi di poter esprimere il proprio punto di vista. Nessun privilegio, questo si chiama pluralismo, è uno dei pilastri della democrazia.

Se la RAI chiude le sedi all'estero

di Vincenzo Cavallo*

Nel 2006 quando ho dovuto valutare se accettare o non accettare un incarico delle Nazioni Unite a Nairobi l'elemento RAI è stato determinante.

Ho iniziato a cercare informazioni riguardo il Kenya e l'Africa Orientale ed è così che per la prima volta ho conosciuto Enzo Nucci e la sede RAI in Africa Sub Sahariana dedicata ad Ilaria Alpi, Miran Hrovatin e Marcello Palmisano

In quello stesso periodo continuavano ad uscire articoli su tutti i giornali, tutti a decantare l'ottima scelta del servizio pubblico RAI il quale finalmente, nonostante i circa 40 anni di ritardo rispetto agli altri servizi pubblici televisivi europei, arrivava in Africa e nel resto del mondo, per coprire e commentare avvenimenti di attualità e cultura.

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