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Il nastro tagliato di Moebius

Quando Jean Giraud, nel lontano 1963, iniziò a disegnare per Hara-kiri, un settimanale satirico e si trovò a doversi scegliere un nome d'arte, ebbe pochi dubbi. Moebius, il suo pseudonimo, lo decise in onore del nastro omonimo: una figura geometrica spiraliforme che, senza interrompere mai il movimento, si può percorrere passando alternativamente sul lato esterno e su quello interno. Cominciò così una carriera spettacolare, che, oltre a consacrarlo fra gli immortali del genere, aveva incrociato il suo talento con quello di altre figure della letteratura e del cinema d’animazione, come Alejandro Jodorowsky e il genio del cartone animato giapponese Hayao Miyazaky.

A 18 ANNI IL PRIMO FUMETTO. Giraud, nato a Nogent sur Marne, alle porte di Parigi, nel 1938, aveva studiato all'Ecole des Art appliquees. Precoce l’esordio, a soli 18 anni, con la sua prima striscia a fumetti, Frank e Jeremie, per il magazine Far West.
Un tema che rimane cruciale in tutti i lavori fino agli Anni 60, quando con lo scrittore belga Jean Michel Charlier creò il tenente Blueberry, una saga ultradecennale, dal 1962 al 1974.

CON MOEBIUS, SVOLTA ANARCHICA. Nel contempo, negli ultimi anni, la creazione del fondamentale Il garage ermetico, firmato con lo pseudonimo di Moebius. Un lavoro decisivo, frammentato in molteplici microstorie, fortemente onirico, privo di una dimensione spaziale e temporale netta.

La scissione tra Giraud e Moebius segna quindi un deciso cambio di passo anche stilistico, con l’abbandono di uno stile compassato e il passaggio a un alter ego più anarchico, che procede con grandi libertà, grafiche e verbali.
«Nel passare da Giraud a Moebius ho cambiato dimensione. Sono lo stesso e un altro. Moebius è la risultante del mio dualismo, spiegava.

NUOVA PASSIONE PER GLI EXTRATERRESTRI. Un divorzio identitario che rimase costante e segnò anche il passaggio a una nuova dimensione tematica, non più la vecchia frontiera, ma il mondo extraterrestre.

Dal 1975 in poi, la svolta tematica si concretizza con la nascita della rivista Métal Hurlant, creata da Dionnet e Druillet, che fa seguito alla nascita del gruppo Les humanoïdes associés (gli umanoidi associati).
Sulle pagine di Métal Hurlant arriveranno a convergere i migliori autori di fantascienza a fumetti.

Moebius è stato autore di memorabili personaggi quali Arzach e di storie a quattro mani come l’Incal, nel 1981, creata con Alejandro Jodorowsky.

Dopo la sua collaborazione con il giornale Pilote, aveva illustrato il magazine comico francese L'Echo des savanes. Sua anche una storia del supereroe americano Silver surfer.

Poetica fantascientifica con simbologie mitiche e ancestrali Con Moebius, gli elementi fantascientifici sposano simbologie mitiche e ancestrali, decisamente variegate e antropologicamente molto connotate, come quelle degli sciamani d'America. Un immaginario che fonde umano, animale, vegetale e minerale e dove i personaggi sono in costante metamorfosi: gli uomini e le donne cambiano sesso o forma, i giovani invecchiano, i corpi cambiano, invasi da lunghi tentacoli o sporgenze orribili.

CONTINUI CAMBI DI GENERI. Uno stile sempre cangiante quello dell’artista francese, creatore di un’opera letteraria sfaccettata, ma anche esempio seminale di forte vagabondaggio artistico tra i generi.

Con toni vicini al futurismo surrealista, ha influenzato profondamente molti science fiction movies. Ha lavorato, come leading artist e designer, con Ridley Scott (Alien), Steven Lisberger (Tron), Luc Besson (Diva, Il quinto elemento), James Cameron (Abyss), René Laloux (Maîtres du temps).

Dietro l'immaginario di Moebius c'è anche un certo filone "lisergico" alla Castaneda. Non sorprende allora che un altro artista con la passione dell'esotismo e del l'esoterismo, il regista Alejandro Jodorowsky, lo cercasse per collaborare alla versione cinematografica della saga di Dune. Il progetto non andrà in porto (lo realizzerà poi David Lynch), ma i due inaugureranno una lunga collaborazione, a partire dall'Incal nero (1980). Moebius collaborerà comunque a vari film: Alien (1979) di Ridley Scott (nel quale pare abbia disegnato solo le tute degli astronauti), The Abyss, Il quinto elemento, e il primo Tron (1984), incunabolo della computer graphic.

(fonti: il Sole 24 ore e Lettera 43)

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