You are here

Come si diventa pirati per caso

Somalia, la nazione senza Stato dove s'impara l'abbordaggio

di Vincenzo Cavallo – da www.culturalvideo.org

I pirati somali sono giovani che non hanno nessuna prospettiva e nessun futuro. Vengono reclutati nei villaggi, molti, la maggior parte non sa nemmeno nuotare, altri invece sono stati un tempo pescatori, ma oggi quest'attività non sembra più avere alcuna prospettiva.

Ne ho intervistati 5: 3 nel carcere di Mandera, una prigione nel Somaliland, la parte del nord del paese che ha dichiarato la sua indipendenza nel 1991 ma che non è mai stato ufficialmente riconosciuto dalle Nazioni Unite. Un altro l'ho incontrato a Mombasa in tribunale, poco prima che venisse processato, e l'ultimo l'ho incontrato a Nairobi, ad Eastleight, la piccola Mogadishu del Kenya.

Il pirata che mi ha colpito di più tra i tre che ho incontrato a Mandera è Farà Ismahil, avrà avuto circa 35 anni, di bell'aspetto. Mi ha detto: “ Vengono a pescare illegalmente nelle nostre acque, la mafia getta rifiuti tossici a pochi chilometri dalla costa, I soldi che ricaviamo li doniamo alla comunità locale..., fino a quando le navi occidentali non abbandoneranno le nostre acque e rispetteranno le nostre risorse combatteremo, fino alla fine anche a mani nude, questo è il nostro mare lo conosciamo bene e nessuno può sconfiggerci”. Il discorso di Fara sembra preparato a tavolino, dettato da un superiore, ma è comunque vero che il portavoce dello United Nation Enviromental Programme ( UNEP ) ha dichiarato pubblicamente che dopo lo Tsunami del 2004 sono state ritrovati barili contenenti rifiuti tossici sulle coste somale.

A Mombasa invece ho intervistato un ragazzo sospettato di essere un pirata, catturato dalla marina Inglese insieme ad altri 8 ragazzi, e processato in Kenya grazie ad un accordo internazionale fatto ad hoc per combattere la pirateria somala. Ha dichiarato: “ Sono innocente, io porto le persone dalla Somalia in Yemen, ma sono tutti civili che scappano dalla guerra, quando la luna cala e non è possibile trasportare persone pesco, ma non ho mai assalito nessuna nave. Mi accusano perché ero armato, ma tutti in Somalia sono armati, è normale, anche I bambini sanno usare un AK 470”. Poi si è poi rivolto direttamente al giudice: “Vostro Onore non capisco perché ci hanno portato in Kenya, sono lontano da mia moglie, e la nostra legge, quella dell'Islam, prevede la separazione quando un uomo si assenta per più di 30 giorni senza giustificazioni”.

Mi viene da pensare che questi ragazzi sono vittime e carnefici allo stesso tempo, dopo aver intervistato Sabina e Jurgen, la coppia di velisti tedeschi sequestrati nel 2008, mentre costeggiavano le coste dello Yemen, prigionieri tra le montagne per 48 giorni. Li ho incontrati nel porto di Berbera in Somaliland, Sabina in particolare mi ha colpito quando mi ha detto: “Hanno minacciato più volte di violentarmi, avevo così paura che quando andavo a fare la pipì portavo sempre con me una pietra, li avrei colpiti a morte se ci avessero provato”. Jurgen invece quasi moriva, perché è diabetico e non aveva potuto portare con se le sue medicine. L'ultima intervista, mi ha chiarito molte cose.

Roger, così si fa chiamare nel quartiere, ha le stampelle, è Somalo di Mogadishu. Era stato assoldato per sparare con la mitragliatrice, dopo due anni di militanza è fuggito in Kenya portandosi via parte di un riscatto, ha corrotto dei poliziotti Kenioti, ha passato la frontiere e poi dopo una serie infinita di avventure si è ritrovato a Nairobi, mi ha detto: “Se sei giovane in Somalia hai solo due possibilità una è Alshabab, l'altra è la pirateria. Se mi date abbastanza soldi domani salgo su una nave e faccio quello che devo fare”.

Categorie: