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Cannes, ecco perché ha vinto Hou Hsiao-Hsien, esploratore della cultura cinese

Parla l'autore di “The Assassin”, vincitore del premio per la miglior regia

dall'inviato Antonio Giuliano

A dieci anni da quando Three Times partecipò al festival di Cannes, Hou Hsiao-Hsien torna sulla croisette con il suo nuovo lavoro Nie Yinniang (The Assassin) che si può considerare come l’evoluzione tematica e stilistica del suo precedente film. Domenica 24 maggio, la giuria del festival, presieduta dai fratelli Cohen, ha conferito al regista taiwanese il Prix de la mise en scène, che premia la miglior regia. Nie Yinniang è un dipinto evocativo del periodo della dinastia Tang e del patrimonio culturale che questa ha prodotto.

La conferenza stampa, tenutasi giovedì 21 maggio presso il Palais du Cinema, ha messo in rilievo alcuni dei tratti caratteristici di questo film, in modo particolare, l'attenzione dei colleghi della stampa cinese e le dichiarazioni degli attori si sono da subito concentrate sulla particolare taratura delle figure femminili di questa suggestiva poesia per immagini. La protagonista, Nie Yinniang, da cui il titolo, è una donna molto forte e complessa, che nello sviluppo della trama mostrerà tutti i suoi lati oscuri fino a commettere un omicidio. Nie Yinniang viene introdotta alle arti marziali da un’altra figura femminile, quella della suora, interpretata da Sheu Fang-yi.

Durante la conferenza stampa Il mediatore fa un’osservazione e ammette di considerare Nie Yinniang un film che rispecchia il punto di vista maschile più che quello femminile. Allora chiede a Shu Qi, l’acclamatissima stella del cinema cinese, se sente che il film sia in qualche modo dalla parte delle donne. Shu Qi sorride e con la sua pacata voce spiega come attori e attrici abbiano un’importanza relativa nell’economia del film. Gli attori, continua, si sono trovati in un’ideale competizione con altri elementi del film, “come vento, fuoco e acqua”. E stato difficile confrontarsi con un ruolo immerso in questa rete di interazioni tra personaggi ed elementi naturali e “comprendere” che anche “la circolazione dell’aria” fosse diventata un personaggio che come tutti gli altri ha una propria vita e si presta ad un gioco di relazioni con le altre componenti della storia. Il regista commenta il ruolo della protagonista quando gli viene chiesto come mai abbia deciso di rappresentare la situazione zero dell’incipit del film in bianco e nero. Hou Hsiao-Hsien risponde candidamente che quella scelta è stata dettata dall'istinto ed è quindi stata una scelta “sentita all'istante”. Dopo aver spiegato la spontaneità di tale scelta, Hou Hsiao-Hsien ammette di aver riflettuto parecchio, di averla razionalizzata e di aver dedotto che proprio quella situazione zero mostra la natura di Nie Yinniang, una natura dicotomica e assassina.

Un altro elemento cardine del lavoro di Hou Hsiao-Hsien è la sua ispirazione letteraria. Hou Hsiao-Hsien fa un inatteso riferimento alla nouvelle vague, dicendo che ha molto influenzato i suoi lavori perché, confrontandosi con questo movimento, ha realizzato quanto qualsiasi soggetto possa essere affrontato con un approccio di rottura rispetto a quello classico e la semplicità che vede nel suo modo di lavorare, che è sicuramente di rottura, è parte di questa influenza. A seguire, l’attenzione si sposta sulla vera scoperta di Hou Hsiao-Hsien, Sheu Fang-yi, che prima di Nie Yinniang aveva avuto pochissime esperienze nel cinema ma era già nota per essere la ballerina di punta della Martha Graham Dance Company. Quando prende la parola appare leggermente impacciata e quasi fuori contesto. Il suo doppio ruolo (interpreta la suora Jiaxin e la principessa Jiacheng) era indubbiamente una sfida, ma Sheu Fang-yi, con una professione di modestia, si allinea alle dichiarazioni della ormai hollywoodiana collega e dice che la regia e l'atmosfera che questa è stata in grado di rendere sono gli unici veri punti di forza delle sue scene di danza. Si torna a lodare la mano registica di questo suggestivo lavoro, che è indubbiamente ciò che lo rende tanto forte. Le connessioni tra la tradizione letteraria e il film mostrano una conoscenza profonda del patrimonio letterario cinese che è anche alla base dell'ambientazione. Infatti il periodo della dinastia Tang rappresenta il momento apicale della letteratura cinese antica ed il film è pieno di rimandi alla particolare ricchezza immaginifica della produzione culturale del periodo.

Le storie fantastiche immortalate dal folklore e dalla letteratura cinese del nono secolo sono riflesse nel film come se quella cultura possa essere rappresentata pienamente e ‘spiegata’ con maggiore compiutezza dal cinema. Ma il lavoro degli attori è stato senz’altro determinante, e le fatiche sono evidenti quando il protagonista maschile, Chang Chen, risponde alla domanda su come si fosse preparato per la scena del ballo. La scena era particolarmente complicata perché Chang Chen oltre a ballare suona un tamburo tradizionale cinese. Se all'inizio parla di un po’ più di un mese, alla fine ritratta dicendo “qualche mese” solo per prepararsi a quella scena. A questo punto della conferenza stampa, Hou Hsiao-Hsien ritiene necessartio parlare della preparazione e spiegare quanto la scelta di mettere in piedi un film in costume si sia rivelata complicata. Non solo il film è stato da subito considerato un progetto difficile da realizzare in termini di produzione, ma soprattutto Hou Hsiao-Hsien ha dovuto dedicare molto tempo a migliorare la sua “comprensione della situazione politica e sociale di quel periodo”. La conferenza stampa ha messo in evidenza le particolarità tematiche e stilistiche di Hou Hsiao-Hsien ed e stata utile a comprendere questa nuova fase del grande regista taiwanese.