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Film Festival della Salute Mentale 2016. Lo Spiraglio. Sempre più aperto

di Patrizia Di Terlizzi

Sono da poco passate le 21, al Museo Maxxi di Roma, nell’Auditorium non fanno più entrare nessuno. Posti esauriti, sia in piedi che seduti. L’ultima giornata del Festival della Salute Mentale Lo Spiraglio, organizzato da ASL Roma 1, Roma Capitale, in collaborazione con MAXXI, sembra proprio abbia fatto il tutto esaurito. Niente male per un Festival nato quasi in sordina, giunto ormai alla sua sesta edizione, che si è conquistato ormai un posto d’elezione per addetti ai lavori e non.

La terza serata di questo evento cinematografico innovativo, perfettamente orchestrato da Federico Russo, psichiatra, e Franco Montini, critico e giornalista, si è conclusa con la cerimonia di premiazione del miglior cortometraggio e miglior lungometraggio in concorso, e l’incontro con Sergio Rubini, che ha ricevuto il premio Lo Spiraglio, consegnato ogni anno a una personalità del mondo del cinema che ha saputo distinguersi per l’impegno e l’interesse artistico per i temi della salute mentale.

Il cortometraggio “Bellissima” di Alessandro Capitani, 12 minuti girati in un bagno di una discoteca napoletana, ha vinto il Premio Fausto Antonucci 2016, mentre il vincitore della sezione lungometraggi, Premio J. Garcia Badaracco - Fondazione Maria Elisa Mitre è andato ad “Habitat Note personali” di Emiliano Dante, 55 minuti nel panorama doloroso e bellissimo della Città dell’Aquila post-terremoto.

La voce pacata e profonda di Rubini ha intrattenuto l’attento pubblico, tra riflessioni profonde, ricordi delicati, visioni delle clip dei suoi film: non sono mancati come sempre i momenti di sano umorismo e risate, Rubini ricorda che Bruno Lauzi, a una sua fan che gli chiedeva come mai scrivesse sempre canzoni così tristi, rispose “Ma perché quando io sto bene esco!”. Star male sembra sia la condizione indispensabile per l’artista per esprimere al meglio la propria arte, non c’è ragione di raccontare un personaggio sano. Ciò che lega lo spettatore e il personaggio è il conforto, l’empatia.

E’ di questi giorni la notizia delle critiche mosse al mondo della ricerca in campo genetico da parte del Professor Kinderman, che, pur riconoscendo il ruolo fondamentale del cervello, sostiene che sono per lo più la società, gli eventi traumatici, la disoccupazione, a generare l’insorgenza dei disturbi psichici. Una tematica in continua evoluzione e quanto mai attuale. Il cinema, in particolare nella società contemporanea, generatrice di sempre più complesse problematiche sociali e di conseguenza di disagio sociale, diventa il luogo di introspezione, un mezzo attraverso il quale osservare se stessi e l’altro con un occhio diverso. E’ in questo contesto che il Festival della Salute Mentale ha trovato territorio fertile, riempiendo un vuoto nel vasto panorama dei festival cinematografici, con il merito di contribuire a far superare la diffidenza nei confronti del disagio psichico, e, non ultimo, di mettere in contatto il mondo scientifico con quello artistico.

foto di Enrico Bagnerini

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