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conflitto di interessi

Il referendum fallito e l'elettroregime di Renzi

Allarme rosso per la democrazia dell’informazione. L’elettroregime di Matteo Renzi è persino più pesante di quello dell’allora premier Berlusconi – quasi da punteggio tennistico. I dati pubblicati dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (elaborati da Geca Italia) sulle presenze televisive di marzo sono impietosi e segnalano una bulimia mediatica senza precedenti. Il vecchio duopolio Rai-Mediaset ormai è un coro ossessivo con un’unica nota. Lo stesso Renzi si è lanciato nella serata di domenica in un’invettiva contro talk, facebook, twitter: “rei” di muovere delle critiche, come se anche l’articolo 21 della Costituzione fosse già stato abrogato. Eppure, proprio di tali strumenti si è giovato sempre con bulimia l’attuale presidente del consiglio per la sua affermazione.

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A 10 anni dalla Gasparri, si prova a intervenire sul nodo tv

di Vincenzo Vita

Si è tenuta presso la Commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati l'audizione di Articolo 21 sul conflitto di interessi. Infatti, è programmata per i prossimi giorni la (almeno formale) calendarizzazione in Aula dell'iter parlamentare. Sono 4 i testi in discussione: Bressa (n.275) e Civati (n.1832) del Partito democratico, Fraccaro (n.1059) del Movimento 5Stelle, Tinagli (n.1969) di Scelta Civica. Cui si dovrebbe aggiungere una proposta di Sinistra, Ecologia e Libertà. Nella veste di accademici assai qualificati sulla materia erano stati sentiti in precedenza anche Roberto Zaccaria e Andrea Pertici, che hanno avuto un ruolo fondamentale nel definire le ipotesi di Articolo 21.

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