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Giornalista condannato per diffamazione fa una colletta

Pino Cavuoti deve pagare 12mila euro. “Il mio giornale non c’è più e io non ho i soldi”. Non è l’unico caso

Condannato a pagare dodicimila euro a seguito di una condanna per diffamazione a mezzo stampa, il giornalista abruzzese Pino Cavuoti di Vasto (Chieti) ha messo da parte l’orgoglio, ha confessato di non avere quei soldi e ha lanciato una sottoscrizione pubblica. La condanna a versare il risarcimento è stata emessa a maggio 2014 dalla Corte d’Appello civile di Roma in relazione a un articolo pubblicato a gennaio del 2006 dal quotidiano Nuovo Molise. Cavuoti pagherà con i soldi ricavati dalla colletta e grazie a uno sconto sulle spese legali. La sua vicenda non è isolata e dimostra che le sanzioni economiche dovrebbero essere proporzionate al reddito e al patrimonio del condannato, come indica la giurisprudenza europea.

"Basta soubrette, ora le denunciamo"

Caso Ceste, esposto del Presidente dell' Ordine Giornalisti contro Barbara D'Urso
di Patrizia Di Terlizzi

Il Presidente dell'Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino si scaglia contro Barbara D'Urso, "colpevole" secondo quanto da lui stesso dichiarato on line, di spettacolarizzare il dolore in tv, e di violare i limiti al diritto di cronaca che ogni giornalista deve rispettare secondo deontologia professionale. Ha già firmato il suo esposto contro la conduttrice partenopea, indirizzato alle Procure di Roma e Milano. Il suo "J'accuse" partiva già qualche giorno fa, quando scriveva "basta soubrette ora le denunciamo", intendendo manifestare la sua opposizione al modo in cui molti casi di cronaca vengono trattati a volte senza tener conto della privacy delle persone, anche minori, che sono coinvolti nei fatti, strumentalizzando il dolore per aumentare lo share.

Una scuola diversa per il nuovo giornalismo

Se oggi accettiamo il giornalismo in ambiti dove prima nessuno ne rilevava l’esistenza, le scuole di formazione devono impegnarsi a scoprire nicchie capaci di dar vita a nuovi programmi e attirare nuovi studenti. Partendo da questo assunto, Dan Gillmor insiste sull’importanza e sulla credibilità dei “quasi giornalisti”: attivisti e cittadini che offrono preziosi contributi su questioni di calda attualità, come diritti civili, conflitti locali, libertà e simili.

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