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2010 FUGA DA FACEBOOK

Il 31 maggio giornata dell’abbandono del social network

«Io disprezzo Facebook. Questa azienda statunitense di enorme successo si descrive come 'un servizio che ti mette in contatto con la gente che ti sta intorno'. Ma fermiamoci un attimo. Perché mai avrei bisogno di un computer per mettermi in contatto con la gente che mi sta intorno? Perché le mie relazioni sociali debbono essere mediate dalla fantasia di un manipolo di smanettoni informatici in California? Che ha di male il baretto? “ scriveva qualche anno fa di Tom Hodgkinson, noto scrittore inglese, sulle pagine di The Guardian.

Pirandello ai tempi della rete

“Non chiamateci spazzini, siamo ingegneri reputazionali”

Uno nessuno e centomila. L’identità ai tempi del web è un complesso e multiforme capitale sociale che richiede una costante e scrupolosa manutenzione. Chi siamo, cosa facciamo, cosa pensano gli altri di noi: la nostra reputazione è continuamente in gioco, sostenuta o minacciata dallo sviluppo di quelle applicazioni che consentono agli utenti di creare i contenuti (blog, forum, chat, Youtube, Wikipedia, Facebook, Twitter, MySpace, etc…). La sopravvivenza nella rete richiede perciò posizionamento strategico, sviluppo, gestione e controllo della propria identità virtuale. Un compito fondamentale per tutti, un mestiere per qualcuno. Come per Andrea Barchiesi, ingegnere elettronico, fondatore della società milanese Reputation Manager.

Come rifarsi una vita. Sulla rete

Parla un “ chirurgo digitale”, titolare di un'agenzia che ricostruisce le “ web fisionomie”

“Il web non dimentica. Ma quello che posso offrire al cliente è la possibilità di una tregua: da se stessi, dal proprio passato. E l’opportunità di costruirsi un nuovo presente”. Ottavio Gramazio, trent’anni, responsabile commerciale della web agency romana Re.Crm, ci racconta il suo lavoro con una voce che tradisce un sincero amore per quello che fa.

Da un anno ha aperto una sorta di succursale della agenzia madre dedicata esclusivamente al controllo della reputazione online e della diffamazione su internet. L’ha battezzata, cavalcando l’onda mediatica, “Gli spazzini del web”. La sua non è una missione, ma, dice: “una causa personale”.

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